Tana per le galassie

Un gruppo internazionale di astronomi si sono inventati un nuovo modo per andare a caccia di galassie e ne hanno già trovate più di quelle finora conosciute.
Guidati da Nicolas Bouché del Max Planck Institute for Extraterrestrial Physics (Ge), i ricercatori si sono serviti di una combinazione di un nuovo spettrometro che lavora nel campo integrale dell’infrarosso (Spiffi) e di uno speciale modulo ottico (Macao), montati sul Very Large Telescope dell’European Southern Observatory (Eso), in Cile. La scoperta sarà pubblicata su the Astrophysical Journal.

Bouché e colleghi hanno sfruttato particolari “spie cosmiche”, i quasar (quasi-stellar radio source), corpi celesti che emettono la stessa quantità di radiazione in quasi tutto lo spettro elettromagnetico, e che sono considerati gli oggetti più luminosi dell’Universo. Proprio la loro luce, finora, ha in realtà impedito di scorgere quella molto più debole degli amassi stellari.
Una galassia che si trovi tra noi e un quasar, però, assorbe la luce di quest’ultimo in specifiche lunghezze d’onda, modificandone lo spettro. È così che, dopo aver passato in rassegna un enorme numero di quasar (circa due mila punti nello spazio), i ricercatori hanno selezionato quelli che presentavano lo spettro modificato. La combinazione delle due nuove tecnologie spettrometriche (chiamata Sifoni) ha poi permesso di “sbrogliare” la luce delle galassie da quelle dei quasar, e di trovare 14 ammassi stellari su 20 quasar pre-selezionati. “ Il risultato è esaltante” ha commentato Bouché, “ma bisogna tener presente che queste non sono galassie normali: sono fabbriche in piena attività che formano circa venti nuovi soli ogni anno”.
Finora si conoscevano solo 12 galassie e si prevede che ora il numero salirà velocemente. Gli astronomi stanno inoltre progettando di utilizzare Sifoni per studiare con maggior dettaglio ciascuna di queste galassie, misurando i loro movimenti interni. (t.m.)

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