Le tartarughe sono una fonte di ricchezza e di occupazione. Per questo non conviene cacciarle. Lo rivela il rapporto del Wwf Internazionale “Aspetti economici della gestione e conservazione della tartaruga marina”. Il turismo legato alle tartarughe, infatti, produce una ricchezza tre volte superiore a quella ottenuta dalla vendita dei prodotti derivanti dall’animale. Ogni anno sono 175 mila le persone che vanno alla ricerca delle tartarughe marine in oltre 90 aree sparse in più di 40 paesi del mondo. Il numero sempre minore di questi rettili, invece, minaccia l’occupazione e le economie delle zone costiere, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Lo studio ha messo a confronto il ricavato ottenuto dallo sfruttamento delle tartarughe con quello ottenuto invece dal turismo a esse legato in 18 aree sparse tra Africa, Asia, Caraibi e America Latina. In nove di queste aree, dove le tartarughe sono utilizzate per la carne, le uova e il carapace, il ricavato medio annuale è stato di circa 580 mila dollari. Dove invece sono un’attrazione turistica, il reddito annuale ha raggiunto i 650 mila dollari. Una ragione in più, dunque, per proteggerle. “Le tartarughe marine valgono più da vive che da morte”, spiega Carlos Drews, coordinatore regionale del Wwf: “Imprenditori, politici e leader locali dovrebbero cominciare a trattarle come una risorsa”. Resta il fatto che sei delle sette specie marine di tartaruga nel mondo sono minacciate in modo critico, soprattutto in quei paesi in cui vengono sfruttate. (r.p.)
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