Tempo di vacanze, come evitare l’enterite da viaggio

È lmaledizione di Montezuma nella leggenda, la diarrea del viaggiatore nel parlato comune e  una forma di enterite (uno stato infettivo-infiammatorio dell’apparato digerente) in termini medici. Comunque la si chiami, in molti sanno di cosa stiamo parlando, purtroppo per esperienza diretta. Ma cosa sappiamo davvero su questo tipo di enterite? È possibile prevenirla, e come affrontarla? Ecco un piccolo vademecum su questo comune e spiacevole effetto collaterale del viaggio, utile soprattuto a chi si appresta ad affrontare un viaggio internazionale.

Chi colpisce
Vittime di Montezuma, sono ogni anno tra il 20 e il 50% dei viaggiatori internazionali, circa dieci milioni di persone secondo le stime del Cdc di Atlanta (Center for Desease Control and Prevention). Non c’è differenza tra maschi o femmine, cosa invece che si riscontra tra viaggiatori anziani e giovani adulti, dove la frequenza sembra essere maggiore.

Quando si manifesta?
Solitamente durante la prima settimana di viaggio anche se può colpire in ogni momento della vacanza e dopo il ritorno a casa. I tempi di comparsa dei sintomi sono variabili: da qualche ora a qualche giorno per batteri e virus, da una a due settimane per i parassiti.

Le cause più frequenti
Gli agenti infettivi sono tra le cause prime dell’enterite da viaggio. Batteri, virus e parassiti i responsabili, ma a prevalere su tutti sono le prime: l’80% dei casi è dovuto a agenti enteropatogeni batterici. Prima fra questi è l’Escherichia coli (produttrice dell’enterotossina ETEC), seguita da shigelle, salmonelle, Campylobacter jejuni e Escherichia coli non enterotossica. Tra i virus, i più comuni sono i rotavirus, i norovirus (virus Norwalk)e gli astrovirus, mentre tra i parassiti, frequenti i responsabili sono la Giardia lamblia, l’Entamoeba hystolitica e il Cryptosporidium.

La trasmissione?
Cibo e acqua contaminati sono i principali veicoli dell’infezione (che si propaga per via fecale – orale).

I sintomi più comuni
Scariche diarroiche – più di tre al giorno – feci liquide o semi-formate, con esordio brusco e improvviso il più delle volte, sono i tratti distintivi del disturbo. A questi, spesso si associano nausea, vomito, dolore addominale, febbre. La durata dipende dalla causa: due tre giorni se è virale, fino a cinque giorni se batterica, e di più se parassitaria (qualche settimana o qualche mese se non trattata).

Le mete più a rischio
Destinazione e periodo dell’anno fanno la differenza. Tre i livelli di rischio: basso (Stati Uniti, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Giappone, paesi del Nord, Europa occidentale), medio (Europa orientale, Sud Africa, alcune delle isole dei Caraibi), alto (Asia, Medio Oriente, Africa, Messico, Centro e Sud America).

Le cose da fare per prevenirla
In cima alla lista, il rispetto delle comuni norme igieniche: il lavaggio frequente delle mani prima di tutto (usare le soluzioni alcoliche). A seguire alcune altre semplici attenzioni:

– Non bere mai acqua del rubinetto ma solo acqua in bottiglia
– Non mangiare ghiaccio, spesso è fatto con acqua del rubinetto
– Non mangiare verdura e frutta cruda a meno che quest’ultima non sia stata sbucciata   personalmente
– Evitare lo street food
-Non mangiare alimenti conservati a temperatura ambiente, evitare i buffet
– Non consumare cibi o bevande prodotto con latte non pastorizzato
– Consumare carne e pesce solo se ben cotti
– Non usare salse o condimenti lasciati sui tavoli.

Se rigorosamente rispettate, si riduce significativamente il rischio che la diarrea del viaggiatore si manifesti. La profilassi con antibiotici non è raccomandata dal Cdc: gli effetti collaterali non sono da trascurare, aumenta il rischio di reazioni avverse e anche la resistenza a questi farmaci.

Le cose da fare per trattarla
Il più delle volte si risolve senza necessità di trattamenti specifici nell’arco di qualche giorno. Fondamentale è l’idratazione, ovvero bere per reintegrare le perdite di liquidi e elettroliti (sodio, potassio e cloro) a causa delle scariche frequenti. Se i sintomi dovessero continuare è opportuno rivolgersi a un medico, che in alcuni casi consiglierà l’utilizzo di antibiotici.

Ma prima di partire
Consultare un medico esperto in medicina dei viaggi: conoscere i rischi, sapere cosa fare, quali sono i servizi sanitari disponibili nel luogo di destinazione, cosa non può mancare in valigia, sono condizioni indispensabili per viaggiare in sicurezza.

Riferimenti: Cdc: 1, 2

Credits immagine: Jim/Flickr CC

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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