Lo Yangtze, il più lungo fiume cinese, è in gran parte spacciato. Lo dice un rapporto curato dall’Istituto geografico di Nanjing, il primo studio che abbia analizzato nel suo complesso lo stato di salute del fiume. Secondo lo studio, circa un decimo dei 6200 km lungo cui si snoda il fiume sono in condizioni critiche, cioè presentano un livello di inquinamento giudicato irreversibile. E lo stesso vale per il 30 per cento dei maggiori affluenti del fiume.
Il rapporto calcola che circa 14 miliardi di tonnellate di rifiuti vengono gettati nel fiume ogni anno. L’ecosistema acquatico è stato seriamente danneggiato, tanto che la produzione annua di pesce e altre specie pescate dal fiume è scesa dalle 427.000 tonnellate degli anni Cinquanta alle 100.000 degli anni Novanta. Anche il grande bacino creato dalla gigantesca diga delle tre gole è ormai pesantemente inquinato da pesticidi, fertilizzanti e scarichi delle grandi navi passeggeri.
“L’impatto delle attività umane sull’ecologia dello Yangtze è ormai irreversibile” ha spiegato Yang Guishan, dell’istituto di Nanjing. “Ora è urgente regolare le attività produttive lungo tutto il corso del fiume e promuovere forme di sviluppo più rispettoso dell’ambiente”.
Il governo cinese ha riconosciuto più volte l’esigenza di ripulire lo Yangtze, che fornisce acqua a quasi 200 città lungo il suo corso e rappresenta il 35 % delle riserve totali di acque dolci del paese asiatico. Ma secondo i ricercatori, questi sforzi sono sempre stati ostacolati da leggi troppo permissive in materia di inquinamento (n.n.)