Cancro, il termomagnetismo promette cure personalizzate

termomagnetismo

Onde elettromagnetiche a bassissime frequenze e intensità colpiscono e bloccano la proliferazione delle cellule tumorali. Si tratta di un nuovo approccio, basato sul termomagnetismo, ovvero su campi elettromagnetici che inducono variazioni della temperatura di un tessuto. Questa tecnica potrebbe rappresentare una strada importante anche nella lotta contro i tumori, a fianco delle terapie tradizionali. Oggi, dopo studi durati alcuni anni, i ricercatori del Politecnico e l’Università di Torino sono arrivati a questo risultato, studiando gli effetti di questi campi elettromagnetici sulle cellule umane. La ricerca è pubblicata sulla rivista Biochimica et Biophysica Acta – Molecular Cell Research.

Termomagnetismo su misura per tutti i tipi di cancro

In particolare, le onde elettromagnetiche sono calibrate sulla base della forma e delle dimensioni delle cellule tumorali. La frequenza della radiazione è calcolata con un modello termodinamico che tiene conto delle caratteristiche delle cellule. Ed è in qualche modo personalizzata sul singolo paziente.

Questo approccio è innovativo, commentano gli autori, perché a partire da una analisi termofisica del sistema cellulare, è in grado di calcolare la frequenza della radiazione che può agire sulla cellula tumorale. Dunque propone un trattamento specifico, indipendente dal difetto molecolare che ha causato il cancro. Ed è virtualmente efficace su qualunque tipo di tumore e innocuo per le cellule sane.

Sfiancare la cellula cancerosa

La radiazione mirata così ottenuta colpisce le cellule malate. Per difendersi, la cellula colpita deve spendere energia ed è costretta a rallentare la sua crescita. In pratica, la si costringe a sprecare le sue riserve energetiche e a fermarsi nella riproduzione. La novità è nel fatto che, a differenza delle terapie tradizionali, non è somministrato un farmaco che la cellula tumorale può eliminare.

“Studi promettenti ancora in corso suggeriscono che questo approccio potrebbe essere usato in combinazione con le chemioterapie classiche”, concludono gli autori. “Questo per potenziarne l’efficacia e per diminuire la formazione di metastasi, proprio in virtù del maggiore consumo energetico imposto dal campo elettromagnetico”.

Riferimenti: Biochimica et Biophysica Acta – Molecular Cell Research

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