Terremoto in Emilia, perché il sisma continua

La terra in Emilia continua a tremare e non accenna a fermarsi. Dopo quella del 20 maggio scorso, di magnitudo 5.9, stamattina un’altra scossa di magnitudo 5.8 è stata registrata nel modenese, nella zona tra Medolla e San Felice sul Panaro, avvertita distintamente in tutto il Nord Italia. E mentre si ricomincia, tristemente, a fare i conti delle vittime e dei danni – gli ultimi aggiornamenti parlano di 15 morti accertati – si cerca di capire cosa stia succedendo sotto il profilo geologico all’Emilia. Come è possibile, insomma, che una regione classificata dalla mappa dell’Ingv come zona a pericolosità medio-bassa si trovi a fare il conto delle vittime di due terremoti nel giro di soli dieci giorni?

La mappa della pericolosità della regione interessata dai terremoti non è stravolta”, spiega Luca Malagnini dell’Ingv: “Non siamo di fronte a variazioni così grandi rispetto alle attese. Le sequenze italiane sono complesse, e l’evento di stamani è in linea con la sismicità del luogo, sia come geometria sia come magnitudo: in questa zona, infatti, non ci si aspettano eventi con magnitudo superiore a 6. Possiamo però dire che rispetto a quello della scorsa settimana quello di oggi è da considerarsi un evento diverso, dovuto alla rottura di una nuova faglia, che sembrerebbe localizzarsi a qualche chilometro di distanza, più a sud e più a ovest rispetto a quello del 20 maggio, ma con meccanismi che ricalcano quelli della volta precedente”.
 
Come spiega ancora Malagnini, pur trattandosi della rottura di una nuova faglia, la scossa di questa mattina si inquadra perfettamente nel sistema complesso di faglie che caratterizza il margine esterno dell’Appennino Settentrionale. E lì, nel sottosuolo della Pianura Padana, spiega ancora il ricercatore dell’Ingv, che si trova il bordo molto frastagliato che caratterizza l’avanzata della placca africana contro quella eurasiatica. Un sistema di faglie numeroso, estremamente complesso, e anche ben caratterizzato nel corso degli anni, visto l’interesse per l’estrazione di gas naturale dal sottosuolo padano.
 
L’evento di oggi è stato di intensità minore rispetto al precedente ma, proprio per le caratteristiche del luogo, non è da escludere la probabilità che altri eventi di questa magnitudo si verifichino in futuro. In questa zona ci sono sempre stati dei terremoti di questo tipo, anche se poco frequenti”, spiega Malagnini. Nel corso della mattinata, infatti, le scosse hanno continuato a susseguirsi, raggiungendo magnitudo 5.3 intorno alle 13.  
 
via wired.it

2 Commenti

  1. un amico di Bologna mi diceva stamattina che un suo conoscente geologo spiegava l’accadimento introducendo come con-causa la estrazione del metano -gassoso e comprimibile – e sua sostituzione con acqua che è incomprimibile e che trasmette per intero le compressioni e sollecitazioni di spinta dell’appennino. credo ciò possa essere vero.

  2. Ma questi Signori che sanno sempre tutto dopo che le cose acccadono, non sarebbe meglio iniziassero a studiare la geologia veramente, in maniera da determinare una mappa previsionale non derivata a capocchia dagli eventi, ma dalla complessiva criticità della formazione geologica zonale nel suo rapporto con quella delle placche in movimento?…e quei grandi soloni che dichiarano che si potevano attendere manifestazioni di questo genere fino al sesto grado, anche in queste zone, perchè le davano per sicure e non hanno provveduto a denunciarne la pericolosità al Genio Civile in maniera da conformare le norme per la costruzione dei capannoni….etc? che cosa ci facciamo oggi dei Magistrati che dovranno verificare, quando i danni sono stati fatti? non è ora di togliere dalle scatole questi mangiapane che ci costano milioni di milioni e vite umane in continuo?

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