Categorie: Ambiente

Il terremoto in Nepal fa parte di una serie storica

4.500 morti e 8mila feriti accertati, finora. Cifre che, quasi sicuramente, sono purtroppo destinate a salire. Sono le tragiche conseguenze del fortissimo terremoto che ha appena devastato il Nepal (ecco come contribuire alla raccolta fondi per aiutare la popolazione). E che, secondo i ricercatori del Commissariat à l’énergie atomique et aux énergies alternatives (Cea), un ente di ricerca francese, fa parte di una serie storica di sismi che da oltre mille anni colpiscono la regione asiatica, dovuti a un effetto domino di tensioni che si accumulano e trasferiscono lungo la faglia nepalese. La cosa più paradossale è che la scoperta del fenomeno risale a poche settimane fa, appena prima del terremoto.

L’équipe di Laurent Bollinger, del Cea, ha infatti scavato, nella giungla del Nepal meridionale, una serie di trincee per accedere al punto in cui la faglia diventa più superficiale, per cercare di datare gli ultimi movimenti della faglia stessa. I ricercatori sono riusciti a mostrare che, per lungo tempo, la faglia era rimasta immobile: “Il nostro lavoro”, spiega Bollinger, “ha svelato che la faglia non era ‘responsabile’ dei grandi terremoti del 1505 e 1833. L’ultima volta che si è mossa è stato, probabilmente, nel 1344”. Le scoperte sono state presentate, appena due settimane fa, alla Nepal Geological Society. Analoghe analisi effettuate precedentemente su un tratto di faglia contiguo, a est di Kathmandu, avevano già mostrato che la zona era stata colpita da gravi terremoti nel 1255 e, più recentemente, nel 1934.

Le rilevazioni, secondo Bollinger, mostrano che è in atto un trasferimento di energia da un punto all’altro della lunghissima faglia. E che i sismi si ripetono secondo cicli più o meno periodici. Il terremoto del 1344, infatti, colpì la regione a nord ovest di Kathmandu, 89 anni dopo l’evento del 1255, a est della capitale. E, analogamente, il terremoto di sabato scorso (ancora, a ovest di Kathmandu) è stato preceduto di 81 anni da un evento avvenuto a est. Il che fa credere agli scienziati che la tensione sulla faglia potrebbe seguire un effetto domino da est verso ovest. “Secondo i nostri calcoli”, commenta ancora Bollinger alla Bbc, “il terremoto di sabato scorso, di magnitudo 7.8, non è probabilmente stato abbastanza forte. E dunque dovremmo aspettarci un terremoto altrettanto forte ancora più a ovest nei prossimi decenni”.

Credits immagine: simcsea via Compfight cc
Via: Wired.it

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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