Vita

Terremoto, cosa succede nell’Italia centrale

(Creditis: Ingv)

Dopo il terremoto che ha devastato Amatrice nella notte del 24 agosto, la terra trema ancora. Anzi, in realtà, non ha mai smesso di farlo.  La sequenza sismica che sta interessando l’Italia centrale, infatti, è ancora in pieno svolgimento. Ieri, 26 ottobre, si sono verificate due forti scosse con epicentro in Valnerina, al confine tra Umbria e Marche, la prima di magnitudo 5,4 e la seconda di magnitudo 5,9, rispettivamente alle 19:10 e alle 21:18. Gli eventi sismici sono stati avvertiti dagli abitanti di tutto il centro Italia, e le scosse si sono replicate, se pur con minore intensità, per tutta la notte: dalle 19.10 di ieri (ora del terremoto di magnitudo 5,4) la rete sismica nazionale dell’Istituto nazionale di geologia e vulcanologia (Ingv) ha localizzato oltre 200 eventi, 40 con magnitudo compresa tra 3 e 4, altri tre terremoti tra 4 e 5, e due, quelli che hanno provocato i danni maggiori, con una magnitudo superiore a 5. Ma in che modo le scosse di ieri sono collegate a quelle di due mesi fa?

“Ancora non abbiamo un modello della faglia che ha generato gli eventi sismici di ieri, ma di certo è contigua e ha caratteristiche molto simili a quella che ha scatenato il sisma del 24 agosto”, ci spiega Alessandro Amato, sismologo dell’Ingv.

“Quello che abbiamo osservato è che la faglia sembra proseguire verso Nord per circa 15 chilometri e quindi l’ipotesi è che si tratti della stessa faglia segmentata della scossa di agosto, o di due faglie simili. Simili sono infatti le caratteristiche, il meccanismo e l’orientazione dei piani di faglia”.

In totale, dal 24 agosto 2016, sono stati localizzati complessivamente oltre 18mila eventi sismici in un’area che si estende per oltre 60 chilometri in direzione Nord, Nord Overst – Sud, Sud Est lungo la catena appenninica. “Ancora non sappiamo se la faglia si approfondisce verso Sud-Ovest come quella di agosto, o immerge nell’altra direzione, ossia verso Nord-Est. Ma il tipo è lo stesso, estensionale e con piani orientati sullo stesso asse”, prosegue Amato. “Con il sistema del meccanismo focale possiamo determinare la coppia di piani su cui potrebbe essere avvenuto il terremoto, ma al momento stiamo aspettando altri dati che ci permettano di caratterizzarlo meglio”.

Il meccanismo focale, calcolato a partire dai dati dei sismogrammi, permette di indicare contemporaneamente tre parametri geometrici della faglia che ha generato il terremoto: l’orientazione (strike) e la pendenza (dip) del piano di faglia, e la direzione del movimento su di esso (slip), cioè come si è mossa la faglia. In questo modo si può scoprire che tipo di movimento è avvenuto in un determinato terremoto e come si è mossa l’area in risposta alla deformazione tettonica.

In questo momento l’Ingv sta anche monitorando l’evoluzione degli aftershock che si sono verificati dopo la scossa più forte di ieri, quella di magnitudo 5,9. Questi piccoli terremoti si sono infatti spinti almeno una decina di chilometri più a Nord dell’epicentro di quest’ultima forte scossa, superando i paesi di Visso e Ussita e arrivando fino a Pieve Torina, nella provincia di Macerata.

Via: Wired.it

Mattia Maccarone

Una vocazione scientifica e una specializzazione in Neurobiologia. Fa ricerca nei laboratori del CNR con gli allievi di Rita Levi Montalcini e poi approda al Master SGP della Sapienza e alla redazione di Galileo. Collabora con Le Scienze e Mente&Cervello.

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