Torna l’Azalea della Ricerca, per la lotta contro i tumori femminili

(Foto: Airc)

(Airc) – Domenica 13 maggio in 3.700 piazze torna l’Azalea della Ricerca dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, un regalo speciale per festeggiare le mamme e tutte le donne. Questo fiore, simbolo della salute femminile, ha permesso ad AIRC, solo negli ultimi 5 anni, di investire oltre 64 milioni di euro per sostenere 498 progetti di ricerca e 126 borse di studio per studi sulla prevenzione, la diagnosi e la cura dei tumori femminili.

‘Sbocciata’ per la prima volta nel 1984 in poche centinaia di esemplari, l’Azalea della Ricerca in oltre trent’anni ha messo radici ben salde nel cuore dei sostenitori dell’Associazione, diventando una preziosa alleata per le donne e per i ricercatori impegnati ogni giorno a individuare nuove terapie per rendere queste forme di cancro sempre più curabili.

Più di 20 mila volontari AIRC saranno nelle piazze delle nostre città anche quest’anno – in occasione della Festa della Mamma – per distribuire 580.000 coloratissime azalee. A fronte di una donazione di 15 euro, insieme alla piantina verrà consegnata una speciale Guida interamente dedicata alla salute in rosa con indicazioni pratiche degli esperti sui percorsi di prevenzione e diagnosi precoce.

Nel 2017, in Italia, a 65.800 donne è stato diagnosticato un tumore alla mammella o agli organi riproduttivi. Il cancro al seno è il più diffuso con circa 50.000 nuovi casi: si stima che ne sia colpita 1 donna su 8 nell’arco della vita. È però la patologia per la quale, negli ultimi due decenni, la ricerca ha ottenuto i migliori risultati portando la sopravvivenza, a cinque anni dalla diagnosi, a crescere dall’81% all’87%. Un traguardo importante ma ancora lontano dall’obiettivo del 100%. Resta molto da fare, ad esempio, per il tumore triplo negativo che colpisce soprattutto in giovane età, e per il carcinoma mammario metastatico che oggi interessa circa 36.000 donne alle quali è necessario garantire una sempre migliore qualità di vita con terapie specifiche*.

Lo scorso anno i tumori ginecologici hanno, invece, colpito nel complesso 15.800 pazienti. 8.300 sono state le diagnosi di cancro all’endometrio e 2.300 alla cervice uterina: per queste patologie la sopravvivenza a cinque anni ha registrato una crescita costante arrivando rispettivamente al 77% e al 68%. Diversa è la situazione per il tumore dell’ovaio – che ha riguardato circa 5.200 donne – perché è difficile da diagnosticare precocemente, presenta un alto tasso di recidiva e di resistenza ai farmaci*. Per superare questi aspetti critici i ricercatori AIRC si stanno muovendo in due direzioni: da un lato provano nuove combinazioni di farmaci capaci di ridurre la resistenza e dall’altro, grazie all’immunoterapia, cercano di individuare cellule capaci di stimolare le risposte immuni dei pazienti.

Superare la resistenza ai trattamenti e personalizzare la terapia delle giovani pazienti colpite da tumore al seno è l’obiettivo della biologa Barbara Belletti, scelta a rappresentare i 5.000 scienziati AIRC nell’immagine della campagna dell’Azalea della Ricerca dove è ritratta insieme alle figlie Bianca e Maria Giulia. “Grazie al lavoro di squadra di tanti giovani in laboratorio e al fondamentale contributo dei colleghi clinici in Istituto, io e il mio gruppo di lavoro intendiamo comprendere sempre più in profondità le alterazioni molecolari che sono la causa di una maggiore aggressività nel tumore al seno quando insorge nella donna giovane – spiega Belletti, ricercatrice presso il Centro di riferimento oncologico (CRO) di Aviano dove per i prossimi cinque anni guiderà un progetto AIRC su questo specifico tema – Lo studio e la comprensione di queste differenze ci permetterà di sviluppare nuove strategie per migliorare la terapia e la prognosi delle pazienti con trattamenti sempre più personalizzati ed efficaci”.

Per esempio, è stato appena pubblicato uno studio sul Journal of the National Cancer Institute, dei gruppi di ricerca dell’Institut Jules Bordet di Bruxelles e dell’Istituto Nazionale dei Tumori e Università degli Studi di Milano, con un contributo di AIRC, Associazione Italiana Ricerca sul Cancro, e dell’Organizzazione non-profit belga Amis de l’Institut Bordet, secondo cui la somministrazione di un farmaco antinfiammatorio durante la rimozione del carcinoma mammario è associata alla riduzione del rischio di recidiva nelle pazienti sovrappeso e obese. 

Gli autori hanno analizzato 827 pazienti (529 operate con in più la somministrazione intraoperatoria per via iniettiva di ketorolac e 298 senza) e 1007 (787 operate con in più la somministrazione intraoperatoria per via iniettiva di diclofenac e 220 senza). In entrambi i gruppi vi erano pazienti sovrappeso e obesi. I risultati? Nel gruppo che è stato sottoposto alla terapia con ketorolac si è verificata una diminuzione di recidive, che è stata più evidente nel caso di indice di massa corporea elevato. “Già alcuni studi retrospettivi suggerivano un ruolo potenziale dei farmaci antinfiammatori non steroidei nella prevenzione delle recidive – spiega Elia Biganzoli, Dirigente Ricercatore dell’Unità di Biostatistica, Biometria e Bioinformatica dell’Istituto Nazionale dei Tumori e Professore di Sstatistica Medica dell’Università degli Studi di Milano – Ma questo posiziona per la prima volta nero su bianco  il ruolo di un antinfiammatorio non steroideo, in particolare il ketorolac, focalizzandone in più la capacità di azione nelle pazienti sovrappeso e obese”.

L’intervento chirurgico per l’asportazione del tumore primario è una componente essenziale del trattamento del carcinoma mammario, come sottolineato da tutte le linee guida internazionali e nazionali (v. Linee Guida AIOM 2017 per le neoplasie della mammella). Tuttavia,  la rimozione  può attivare meccanismi di risveglio di cellule quiescienti che talvolta si diffondono nel corpo prima dell’intervento, fenomeno conosciuto come “tumour dormancy”. “Questo risveglio della dormienza tumorale – interviene Romano Demicheli, coautore dello studio e Ricercatore Senior dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano – è stato dimostrato che si può associare a fenomeni di tipo infiammatorio e produce un risveglio metastatico accelerato. Questo processo è particolarmente attivo e peggiorativo nel caso del sovrappeso e dell’obesità, perchè un indice elevato di massa corporea si lega usualmente a un’infiammazione cronica di basso grado”.

Questo studio apre prospettive rilevanti per l’impatto sulla prevenzione delle metastasi. “Indica un riposizionamento atteso importante del ketorolac nel trattamento intraoperatorio di pazienti con carcinoma mammario con un alto indice di massa corporea – aggiunge Elia Biganzoli –  Rappresenta un trattamento potenzialmente sicuro, efficace e meno costoso di altre terapie sistemiche adiuvanti. Potrebbe quindi essere un passo avanti nel trattamento del carcinoma mammario primario per i Paesi a elevato benessere ma soprattuto per le Nazioni più povere e meno avanzate nella terapia del tumore al seno. L’obiettivo ora è di convalidare questi risultati nel contesto di uno studio clinico prospettico”.

Riferimenti: Potential Benefit of Intra-operative Administration of Ketorolac on Breast Cancer Recurrence According to the Patient’s Body Mass Index; Christine Desmedt, Romano Demicheli, Marco Fornili, Imane Bachir, Mariana Duca, Giulia Viglietti, Martine Berlière, Martine Piccart, Christos Sotiriou, Maurice Sosnowski, et al.; Journal of the National Cancer Institute

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