Salute

La tripofobia? Un disgusto, più che una paura

Alla vista di buchi nella cioccolata soffiata, di favi delle api o di qualsiasi altro gruppo di buchi provate un vago senso di disagio che può sconfinare anche nella paura? Secondo uno studio apparso sulla rivista Psychological Science nel 2013 – come vi avevamo già raccontato su Galileo – molto probabilmente soffrite di tripofobia, ovvero avete paura dei buchi. La reazione di paura è innescata dal sistema nervoso simpatico, che prepara a reazioni di fuga o di combattimento, e le fobie sono un retaggio evolutivo della presenza di reali minacce, come un serpente velenoso. Meghan Hickey, una dei 14 studenti beneficiari di un programma primaverile presso la Scholarly Inquiry and Research dell’Emory University di Atlanta, ha appena approfondito la questione, studiando le reazioni oculari di alcuni volontari alla vista di immagini che mostravano buchi, per comprendere meglio se la cosiddetta tripofobia si sia davvero una fobia o non piuttosto una reazione di disgusto.

Paura o repulsione?

Le persone che manifestano una reazione alla visione di gruppi di buchi, infatti, non dicono di provare una “paura” vera e propria, ma tendono a qualificare le immagini come repellenti, dichiarando di sentirsi nauseati dalla loro visione. “A questo punto stabilire se la tripofobia, la cosiddetta “paura dei buchi” rientri realmente tra le fobie o sia solo una repulsione può permettere di indirizzare meglio la terapia cognitiva” spiega Hickey. Per condurre la ricerca, Hickey si è servita della strumentazione dell’ Emory Spatial Cognition Laboratory utilizzata per monitorare le reazioni oculari di alcuni volontari, ai quali sono state sottoposte delle immagini simili a quelle presenti nello studio pubblicato sulla rivista Psychological Science.

Quando le immagini presentavano reali minacce come serpenti e ragni le pupille dei volontari si dilatavano, denotando una preparazione fisica involontaria associata alla reazione di paura. Immagini neutrali, come quelle di scarpe, non generavano nessuna risposta. Alle immagini di buchi dalle colorazioni simili a quelle di animali velenosi, invece, le pupille dei volontari si stringevano.

I segni del disgusto

“Il restringimento delle pupille” spiega Hickey “è associato a reazioni di disgusto, e non di paura”. La psicologa Stella Laurenco, mentore della studentessa ricercatrice, afferma però, che nonostante i risultati incoraggianti c’era ancora molto da lavorare, dato che in letteratura psicologica il dibattito riguardo alla differenziazione tra paura e disgusto era tutt’altro che superato. Così Hickey conduce l’esperimento una seconda volta sottoponendo le stesse immagini del primo esperimento e aggiungendone altre: immagini simmetriche come gruppi di scatole e linee. Le pupille dei volontari hanno mostrato la stessa reazione scaturita dalla visione dei buchi e si sono ristrette in modo analogo.

I risultati infine ottenuti appaiono abbastanza chiari e consentono di collocare la risposta innata non più tra le fobie ma tra le reazioni di disgusto, permettendo quindi una terapia cognitiva più idonea al caso. La ricerca, che si colloca al confine tra psicologia e neuroscienze, attende ora di essere pubblicata.

Antonio Ciavarella

L'osservazione e la voglia di dare risposte ai perché hanno sempre caratterizzato la mia personalità. Poi il gusto per l’arte e lo studio del pianoforte hanno guidato le mie scelte, così mi sono iscritto alla Facoltà di Lettere; più volte, però, ho minacciato di lasciare tutto per seguire i corsi di Fisica o di Medicina. Adesso, l’opportunità offerta dal Master rappresenta il tentativo di ricomporre l’eterno dissidio con le mie scelte passate.

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