Un ciak per il Sistema solare

Come un film proiettato al contrario. Così un’equipe internazionale di ricercatori sostiene di aver ricostruito un frammento di uno dei più grandi rebus della storia dell’Universo, la nascita del nostro Sistema solare. A regalarci questa straordinaria “pellicola” è stata la disintegrazione della cometa C/Linear, che ha fornito inoltre elementi utili per la conoscenza della formazione, della vita e della morte delle comete.

L’importanza della scoperta è sottolineata anche dallo spazio che le dedica la rivista americana Science, che nell’ ultimo numero pubblica ben sei articoli con i risultati ottenuti dagli scienziati impegnati in questa ricerca. I sei gruppi di ricercatori riportano le loro scoperte sulla composizione chimico-fisica della cometa e sui processi che l’hanno portata a morire, risultati che hanno ottenuto utilizzando diverse tencniche e strumenti, sia a terra sia di telerilevamento.

La cometa C/Linear è stata avvistata per la prima volta nell’ottobre del 1999. Un po’ più pallida della sua più nota cugina, la cometa Hale Bopp, l’estate successiva era comunque abbastanza luminosa da essere vista anche a occhio nudo nell’emisfero nord. Nel luglio del 2000, pochi giorni prima di raggiungere il punto più vicino al Sole lungo la sua traiettoria, il nucleo della cometa, una specie di grande palla di neve formata da ghiaccio e polveri al centro della sua chioma, si disintegrò in 16 piccoli pezzi di circa 100 metri di diametro ciascuno. Era la prima volta che l’esplosione del nucleo di una cometa veniva osservata.

Secondo le teorie più recenti, questi frammenti sarebbero un residuo dei “planetesimali”, i blocchi di costruzione che costituivano l’enorme ammasso di polveri e gas che circa 4,6 miliardi di anni fa collassarono formando così il nostro Sistema solare. Secondo questo scenario, i pianeti si sarebbero formati in tre fasi. Inizialmente l’interazione fra i gas e le polveri portò alla nascita di pietre, rocce e agglomerati tondeggianti ( i “planetesimali”, appunto). Successivamente, dalla collisione di queste unità si formarono corpi più grossi dalla forma di primi “rudimentali” pianeti. Poi tutto quest’immenso ammasso di materiale fu “ripulito”: i gas residui furono dispersi, i massi più piccoli rimasti si scontrarono fra loro eliminandosi a vicenda, mentre le polveri prodotte furono spazzate via dalla forte pressione esercitata dal Sole. Infine, i planetesimali che si trovavano nella zona più esterna di quest’immenso disco vennero sparpagliati nelle regioni più estreme del giovane Sistema Solate. Le comete sarebbero quindi ciò che rimane di questi corpi espulsi che ogni tanto vengono risucchiati nuovamente dentro al Sistema solare dall’azione del campo gravitazionale delle stelle della Via Lattea.

Ma non è tutto, perché rispetto alle altre comete conosciute finora C/Linear presenta delle anomalie e ha dato parecchio lavoro ai ricercatori. Per esempio, possiede un nucleo inaspettatamente omogeneo, come si può leggere sull’articolo della francese Dominique Bockelèe-Morvan dell’Osservatorio di Parigi-Meudon. O ancora, la cometa contiene meno composti del carbonio delle sue colleghe. La spiegazione a quest’ultima “stranezza”, fornita da M.J. Mumma del Goddard Space Flight Center della Nasa, è che probabilmente la cometa si è formata vicino a Giove, dove la temperatura era abbastanza alta da rendere volatili gli idrocarburi, che così furono espulsi da C/Linear. Tramite un telescopio a terra, Tony L. Farnham dell’Università del Texas, ha invece stimato che il suo nucleo, prima dell’esplosione, era di circa mezzo chilometro e ruotava lentamente, compiendo un giro completo su se stesso in 12 ore. Infine, Carey M. Lisse, dell’Università del Maryland, misurando i raggi X emessi dalla cometa, ha stabilito che questi sono stati generati dall’interazione tra gli ioni del vento solare, che possiedono una carica elettrica, e i gas neutri presenti nella chioma della cometa.

“Siamo molto interessati a scoprire come si sono formati i pianeti, e capire come le comete si sono sviluppate è un primo passo in questa direzione”, ha affermato Hal Weaver dell’Università americana John Hopkins. “Mentre la C/Linear si avvicinava”, conclude Weaver “speravamo che ciò fosse equivalente a spingere il tasto di riavvolgimento del film della storia e che ci offrisse anche l’opportunità di vedere come si era formata. A posteriori, possiamo dire di aver fatto centro”.

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