Un enigma poco sensazionale

Il 25 Marzo del 1938, il fisico siciliano Ettore Majorana scompare durante un viaggio sul traghetto da Palermo a Napoli. Nell’Universitá della cittá partenopea, lo scienziato aveva da poco ottenuto la cattedra di fisica teorica ‘per alta e meritata fama’. La scomparsa del giovane fisico diventa da subito una vicenda dai contorni oscuri su cui diverse persone indagheranno. Sembra che lo stesso Mussolini ordini con piglio fascista di ‘trovare Majorana’. Benché il suicidio risulti la soluzione piú accreditata, diverse volte verrá annunciato il suo clamoroso ritrovamento in un convento isolato oppure nelle parvenze di un vagabondo siciliano. Sensazionalistiche risulteranno poi le ipotesi del suicidio di Majorana a causa dell’intuizione delle possibili applicazioni militari del nucleare (come osservò il romanziere Leonardo Sciascia) o che il fisico fosse un ammiratore di Hitler e un antisemita. Luisa Bonolis, in questo bel saggio storico, mostra grande interesse per l’enigma della scomparsa, ma una altrettanto ferma volontà di prendere le distanze dal sensazionalismo di una certa pubblicistica che, nella speranza di risolverlo, è caduta nella trappola delle ‘vicende umane immaginate’. É per questo che Bonolis si occupa soprattutto della carriera scientifica di Majorana esaminando la sua formazione matematica, i suoi contatti con la scuola romana di Via Panisperna (a cui aderisce anche se assumendo una posizione tutto sommato defilata), la sua collaborazione e amicizia con il fisico Giovannino Gentile (con il quale scrive i primi lavori di spettroscopia), il suoi viaggio in Germania del 1933 che lo porterá a contatto con la scuola di fisica tedesca. Dal 1934 al 1938, Majorana non pubblica quasi nulla, interrompe i suoi contatti con i fisici a lui piú vicini e si chiude in un silenzio sospetto e anticipatore del dramma futuro. I pochi lavori scientifici pubblicati in meno di dieci anni sono di grande interesse per la comprensione dei fenomeni nucleari, in particolare il doppio decadimento beta (a cui è legata la creazione di una particella: il ‘neutrino di Majorana’) che è oggi oggetto di verifiche sperimentali in un progetto internazionale sviluppato nei Laboratori del Gran Sasso. Il fatto che ancora oggi alcuni fenomeni descritti da Majorana siano oggetto di verifiche sperimentali dimostrerebbe quanto il fisico fosse in anticipo rispetto alla sua comunitá di ricerca, analizzando questioni che solo in seguito sarebbero state riconosciute come centrali per la comprensione della fisica atomica e delle sue leggi. Analizzando l’intera vicenda umana e professionale di Majorana, rimane il dubbio che nel suo caso si sia abusato del termine ‘genio’. Forse per nascondere dentro una dimensione agiografica e retrospettiva un rapporto conflittuale con la comunità scientifica a lui contemporanea. Di un ‘genio’ si parla come tale solo dopo la sua scomparsa (appunto), mentre la genialitá viene generalmente ben poco apprezzata nelle stanze universitarie in cui spesso si chiede ai giovani ricercatori dedizione, ordine e disciplina.La scomparsa di Majorana fu un atto consapevole ed estremo, che tolse a tutti la capacitá di indagare approfonditamente le origini del suo disagio. Ed ha quindi ragione Bonolis a osservare che “le ragioni del suo comportamento restano oscure e non autorizzano alcun ricostruzione, se non fantasiosa e arbitraria, della sua condizione esistenziale”. La ‘genizzazione’ a posteriori di Majorana non ha aiutato certo a comprendere tale condizione. Semmai l’ha resa ancor piú oscura e misteriosa.

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