Categorie: Ambiente

Un supercomputer contro l’effetto serra

Se l’Italia della politica è assente, quella della ricerca fa passi in avanti nella battaglia al riscaldamento globale. Al congresso dell’Intergovernmental Panel on Climate Change che si sta svolgendo a Copenaghen, infatti, un team Enea ha mostrato i risultati ottenuti con un modello di simulazione dei mutamenti climatici più potente di quelli finora disponibili. Strumenti ad alta risoluzione, resi possibili da un grosso sforzo di potenziamento dei computer dell’ente di ricerca, in collaborazione con il Centro di fisica teorica di Trieste (Ictp) e il Centro Euro-Mediterraneo per i Mutamenti Climatici (Cmcc) coordinatore per l’Italia del progetto europeo Circe (Climate Change and Impact Research).

Vincenzo Artale è il ricercatore Enea che ha presentato nella capitale danese il primo Regional Earth System ad alta risoluzione, che aggiorna i dati del rapporto 2007 dell’Ipcc. Si tratta di uno strumento che simula le evoluzioni dei mutamenti climatici su piccola scala – aree di 30 chilometri di diametro.

“La vera innovazione di questo modello, detto regionale, ottenuto grazie al potenziamento dei sistemi di calcolo, è la capacità di lavorare alla stregua di quello globale”,  spiega a Galileo Paolo Ruti, ricercatore Enea. Fino a ieri, infatti, il modello regionale riusciva a ottenere delle previsioni realistiche sostanzialmente solo per il suolo. Ma con questi nuovi studi il modello elaborato dall’Enea, che lavora solo per micro-aree, riesce a dare previsioni più accurate anche per le zone marine, grazie alla combinazione delle informazioni su atmosfera, suolo e acqua. “Per fare un esempio”, continua Ruti, “con il nuovo modello regionale presentato dal team di Artale noi possiamo vedere il Po e simulare quanta acqua dolce il fiume immetterà in mare a seconda delle variazioni di temperatura”.

Questo maggior dettaglio spaziale e temporale raggiunto dalle nuove simulazioni ha consentito di correggere alcuni scenari dello stesso Ipcc. Per esempio, per quanto riguarda Nord e Centro Italia, le temperature estive cresceranno meno di quanto previsto nel report del 2007, mentre l’incremento sarà maggiore sul Sud e sulle isole. Sulle regioni alpine, inoltre, è previsto un aumento dell’intensità delle precipitazioni.

Intanto il Cmcc sta elaborando le sue simulazioni con un modello globale, anche questo ad altissima risoluzione.  “Abbiamo raggiunto un grado di risoluzione di 80 chilometri e puntiamo, entro l’anno, a raggiungere i 60 chilometri – spiega Silvio Gualdi, responsabile del gruppo Variabilità e Cambiamenti Climatici del Cmcc – l’operazione sarà il risultato di uno sforzo computazionale gigantesco”. Un risultato straordinario, dunque, se si pensa che il livello di risoluzione utilizzato dall’Ipcc nel 2007 oscillava tra i 200 e i 300 chilometri.

Ma perché abbiamo bisogno di un modello globale con una risoluzione di 80 chilometri se quello regionale arriva a 30? “Il modello regionale ha bisogno di molte informazioni di natura fisica che sono, come si dice in gergo, “di contorno al dominio”, come velocità dei venti, temperature, pressione alla superficie, umidità e così via. Informazioni che si possono ottenere solo con il modello globale, tra l’altro l’unico, al momento, capace di riprodurre il fenomeno nel suo complesso”, risponde Gualdi. 

I dati emersi fino ad ora a Copenaghen confermano le preoccupazioni espresse nei precedenti vertici scientifici: dal 2020 si prevedono picchi estivi sempre più violenti e intensi, mentre è di queste ore la notizia che supera in negativo le vecchie previsioni, ipotizzando un innalzamento dei mari fino a un metro entro il 2100.

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