Categorie: Salute

Una memoria immunologica contro i tumori

Modificando attraverso la terapia genica un particolare gruppo di cellule del sangue, chiamate cellule T staminali di memoria (una sotto-popolazione dei linfociti T, importante gruppo di cellule del nostro sistema immunitario), è possibile indurle a mantenere nel tempo la loro capacità di riprodursi, e difendere l’organismo da attacchi esterni. La scoperta arriva dall’Istituto San Raffaele Telethon per la terapia genica (Tiget), e potrebbe rappresentare un contributo importante nella lotta al cancro. Come spiegano i ricercatori del Tiget nel loro studio, pubblicato su ScienceTranslational Medicine, questa memoria immunologica potrebbe infatti rivelarsi di fondamentale importanza per sviluppare terapie che puntano ad armare il nostro sistema immunitario contro contro i tumori.

La nuova scoperta è nata grazie alle ricerche svolte su un gruppo di bambini affetti da una grave forma di immunodeficienza ereditaria, chiamata deficit di adenosina deaminasi (Ada-Scid). A metà degli anni ’90 venne infatti sviluppata un’innovativa terapiagenica per curare questi giovani pazienti, trattamento che prevedeva proprio l’utilizzo di linfociti T modificati geneticamente, e poi reintrodotti nel sangue.

Analizzando i dati provenienti da questi trial, i ricercatori del Tiget hanno usato un metodo innovativo di tracciatura molecolare, una sorta di codice a barre che permette di identificare e monitorare nel tempo il destino delle cellule infuse nei pazienti, che ha permesso di scoprire la loro straordinaria capacità di persistere negli anni nel sangue, e di fungere da riserva per le cellule che agiscono in prima linea contro agenti infettivi o cellule malate.

“Prima di questo lavoro si ignorava quanto queste cellule potessero persistere nell’uomo mantenendo il loro potenziale”, spiega Luca Biasco, ricercatore dell’Istituto San Raffaele Telethon per la terapia genica e primo autore del lavoro. “Attraverso l’analisi nel tempo del loro codice a barre molecolare abbiamo scoperto che queste cellule vivono molto a lungo (più di dieci anni) e sono in grado di generare tutti i tipi di linfociti T responsabili della risposta nei confronti di agenti patogeni”.

La scoperta, spiegano gli autori dello studio, potrà ora essere sfruttata per sviluppare una nuova generazione di terapie geniche indirizzate ad un’ampia gamma di patologie: immunodeficienze croniche (come l’Ada-Scid), ma anche patologie come l’hiv, o i tumori, per i quali potrebbero essere realizzati linfociti appositamente ingegnerizzati per restare in allerta all’interno dell’organismo, ed entrare poi in azione per contrastare ad esempio lo sviluppo di recidive.

Via: Wired.it

Credits immagine:  National Cancer Institute via Wikipedia

Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

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