Modificare la legge sulla caccia potrebbe mettere a rischio l’esistenza di alcune specie. È quanto emerge dal convegno “Conservazione e tutela della fauna selvatica: le ragioni della scienza, del diritto, dell’Europa” tenutosi a Venezia e organizzato dalle associazioni ambientaliste Legambiente, Lipu e Wwf. I partecipanti al convegno (tra cui anche esponenti del mondo della scienza) guardano con sospetto alla proposta di modifica dell’attuale regolamentazione sulla caccia (la legge 157/92) che ha rappresentato per anni un ottimo compromesso tra il mondo venatorio e quello ambientalista. Questa proposta di legge implica, fra l’altro, la depenalizzazione dei reati di bracconaggio, l’ampliamento dei mesi in cui si può cacciare e la possibilità di farlo nei parchi. A detta delle associazioni promotrici tali modifiche metterebbero in pericolo la sopravvivenza di animali selvatici considerati da un rapporto del Birdlife International, già “specie vulnerabili”. L’Italia, nella loro tutela, ha infatti una grande responsabilità: fra gli uccelli più rischio compaiono esemplari presenti soprattutto nel territorio italiano, tra cui la pernice sarda (81 per cento della popolazione esistente), la coturnice (36 per cento) e l’allodola (25 per cento). (b.s.)
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