Una sonda ottica per i tumori della pelle

Sembra una comune penna, invece è una avanzata – ed economica – sonda ottica, sviluppata per la diagnosi dei tumori della pelle: basta passarla sopra un neo o una “macchia” sospetti per sapere, in meno di 5 secondi, se è effettivamente il caso di fare una biopsia. Non si trova ancora in commercio perché è in fase di sperimentazione, ma i suoi inventori – cioè i ricercatori della Cockrell School of Engineering presso l’Università del Texas – credono che in un prossimo futuro potrebbe evitare i moltissimi esami che oggi vengono eseguiti. E che, fortunatamente per i pazienti, danno esito negativo, ma hanno ugualmente un grande peso economico per la sanità.

Secondo i dati dell’Associazione italiana registi tumori (Airtum), nel nostro paese i carcinomi sono i tumori cutanei più diffusi e meno pericolosi: sono al primo posto tra quelli che colpiscono gli uomini (il 15,2% di tutti i tumori) e al secondo posto tra quelli che colpiscono le donne, dopo il carcinoma della mammella (il 14,8% di tutti i tumori). I melanomi, d’altra parte, causati soprattutto dall’esposizione ai raggi solari, sono molto meno diffusi, ma anche molto più aggressivi (rappresentano il 5% dei tumori della pelle: colpiscono circa 6 mila persone ogni anno, un’incidenza che però è andata raddoppiando negli ultimi 10 anni).

Grazie all’epiluminescenza (una comune tecnica di illuminazione e di ingrandimento), l’occhio esperto di un dermatologo è di solito in grado di individuare le possibili lesioni della pelle; l’unico modo per avere una diagnosi certa, però, è la biopsia: il medico preleva una porzione di tessuto che viene osservata al microscopio per analizzare le caratteristiche delle cellule.

La speciale sonda, descritta su Review of Scientific Instruments, permette osservazioni più complete e più precise di quelle che si possono fare a occhio nudo in epiluminescenza. Combina, infatti, tre diverse tecniche spettrofotometriche: la spettroscopia Raman, la spettroscopia in riflettanza diffusa e la fluorescenza indotta dal laser (la “penna” è collegata a un dispositivo per le spettroscopie che può essere trasportato su un carrello).

Nel tumore, le cellule risultano disorganizzate, con un nucleo più grande del normale, e aumenta il loro consumo di ossigeno; gli strati superficiali della pelle, inoltre, possono ispessirsi. Tutti questi cambiamenti alterano il modo in cui la luce interagisce con l’epidermide e possono essere rivelati dal nuovo strumento “tre-in-uno”, come lo hanno definito i suoi ideatori.

Altre volte si è tentato di combinare insieme diverse tecniche spettroscopiche in un solo dispositivo per la diagnosi dei tumori della pelle, ma questa è la prima sonda a unirne tre. Ed è abbastanza economica e maneggevole da lasciare immaginare un suo impiego negli studi dei dermatologi. Attualmente sono in corso le prime sperimentazioni cliniche e i ricercatori stanno collaborando con aziende interessate a svilupparlo.

Credi per l’immagine: M.Sharma, J.Tunnell/UT Austin

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here