Vaccini, vietato abbassare la guardia

Accesso immediato, comunicazione e coinvolgimento dei professionisti. Sono questi i tre punti della strategia per assicurare il successo della diffusione delle vaccinazioni infantili nella popolazione. I suggerimenti arrivano da Julie Leask della University of Sydney (Australia). Nel suo commento su Nature (che dedica al futuro dei vaccini il numero di questa settimana), la ricercatrice sottolinea che, sebbene all’apparenza sembri che la situazione sia positiva – per esempio il 95 per cento dei bambini nei paesi Ocse riceve il vaccino trivalente quello contro difteritetetanopertosse –, in realtà, scavando un po’ più a fondo, c’è di che allarmarsi.

Tra il 2008 e il 2009 la percentuale di bambini che ha ricevuto il vaccino morbilloparotiterosolia (MMR) è diminuita del 3 per cento, attestandosi sul 90,6 per cento. Un genitore su tre negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e Australia è preoccupato dal numero di vaccini che ogni bambino deve ricevere e si fida poco di quelli nuovi. Per quanto riguarda l’Europa, un sondaggio condotto nel 2008-2009 in cinque paesi europei mostra che un genitore su cinque è incerto se far vaccinare o meno suo figlio. E questo ha delle conseguenze: secondo uno studio del Lancet del 2009, in Germania, Svizzera, Gran Bretagna, Italia e Romania, nel biennio 2006-2007 si sono registrati oltre 10.300 casi di morbillo, l’85 per cento di tutti i casi europei (vedi Galileo).

“Ci sono diverse comunità di genitori che per diversi motivi – culturali o religiosi – continuano ad opporsi alle vaccinazioni, contribuendo al nuovo diffondersi di malattie come pertosse, orecchioni e Haemophilus influenzae di tipo b (Hib)”, spiega Leask.

Anche perché sono i più attivi nel difendere la loro posizione. Soprattutto online: se si cerca ‘vaccini’ su google, tra i primi cinque risultati almeno due sono relativi ai danni e ai rischi a cui essi possono essere correlati. Ad alimentare queste paure, talvolta, si aggiungono vere e propri frodi da parte di medici e istituzioni. Ne è un famoso esempio quella portata avanti nel 1998 da Andrew Wakefield (vedi Galileo), con uno studio pubblicato sul Lancet nel quale legava al vaccino MMR ad autismo e malattia di Chron. L’articolo è stato ritirato nel 2010: ma i 12 anni di pubblicità negativa ai vaccini che ne sono conseguiti hanno portato, in Gran Bretagna, a una progressiva riduzione delle vaccinazioni tra i bambini, che ha toccato il suo minimo nel 2004. Colpa dei genitori sì, ma anche dei medici spesso influenzati da questi studi.

Proprio da qui parte Julie Leask: i professionisti della salute devono essere coinvolti e aggiornati. “Questo comporta iniziative che sostengano la loro fiducia nella sicurezza dei vaccini e aumentino le competenze necessarie per affrontare le legittime preoccupazioni dei genitori”, raccomanda la ricercatrice, che prosegue: “Più tempo dovrebbe essere dedicato all’immunologia nei curricula medici e infermieristici e all’educazione continua”.

Anche perché i medici sono quelli che possono giocare un ruolo fondamentale nella comunicazione, il secondo cardine della strategia. Questa dovrebbe essere incentrata sul fornire tutte le informazione necessarie a quei genitori che non sono contrari per principio ai vaccini, ma che non sono del tutto convinti della loro sicurezza ed efficacia. “La comunicazione verso questo gruppo di genitori dovrebbe essere la priorità e dovrebbe essere basata sul fornire informazioni evidence-based”. Gli strumenti suggeriti su Nature spaziano dai colloqui motivazionali con professionisti sanitari, al sostegno alle decisioni, ai gruppi di discussione e a strategie che coinvolgano social media. Quello che fa più male, secondo Leaks, è il silenzio, che lascia spazio al dubbio e alle paure infondate.

Infine, conclude la ricercatrice australiana, devono essere infrante le barriere che impediscono l’accesso alla prevenzione sia di natura economica sia logistica, dalla mancanza di denaro a quella di mezzi di trasporto o di persone a cui lasciare altri figli mentre si portano a vaccinare i più piccoli. “Anche il più sicuro ed efficace dei vaccini è inutile se lo ricevono in pochi”.

Riferimenti: Nature doi:10.1038/473443°

1 commento

  1. C’è anche più d’un motivo per la diffidenza: si provi a leggere il libro “Le Vaccinazioni Pediatriche” di Roberto Gava ed. Salus Infirmorum per avere un po’ di dati e cifre riguardo le patologie da vaccino, specie per quanto riguarda gli esavalenti prima di dare dei giudizi netti su cosa sia davvero meglio fare.

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