Salute

Arriva Novavax, l’alternativa ai vaccini a mRNA

Aggiornamento: Anche la Commissione tecnico-scientifica (Cts) dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) nella riunione del 22 dicembre ha approvato l’utilizzo del vaccino Nuvaxovid (Novavax), rendendolo disponibile nell’intera indicazione autorizzata dall’Agenzia europea dei medicinali (Ema) per i soggetti di età uguale o superiore ai 18 anni. La vaccinazione prevede un ciclo vaccinale primario di due dosi a distanza di tre settimane l’una dall’altra. I dati disponibili, rileva la Cts, sul vaccino Nuvaxovid hanno mostrato una efficacia di circa il 90% nel prevenire la malattia Covid-19 sintomatica anche nella popolazione di età superiore ai 64 anni. Il profilo di sicurezza si è dimostrato positivo, con reazioni avverse prevalentemente di tipo locale.

C’è un nuovo vaccino sul banco di quelli utilizzabili contro Covid-19: è il vaccino proteico Nuvaxovid (in sigla Nvx-Cov2373) dell’azienda biotech statunitense Novavax. Dopo un’opportuna valutazione, secondo le tempistiche e le regole previste, l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha appena raccomandato l’autorizzazione per l’immissione in commercio, nell’Unione europea, di questo vaccino, nelle persone dai 18 anni in su. L’Agenzia europea ne dà notizia sulla sua pagina ufficiale. Si tratta del quinto vaccino ad oggi approvato in Europa contro il coronavirus e si basa su un meccanismo d’azione differente rispetto agli altri, anche se l’approccio è già ampiamente consolidato e impiegato da tempo nella pratica clinica. L’idea è quella di recapitare all’organismo la proteina spike del coronavirus – e solo quella – pulita, in modo da farla riconoscere al nostro sistema immunitario che si attiverà producendo una risposta adeguata.

Efficace e sicuro, dice Ema

Il 17 novembre l’Ema aveva annunciato di aver iniziato la valutazione sulla sicurezza e sull’efficacia di Nuvaxovid di Novavax sulla base delle informazioni e degli studi clinici presentati. Dopo un’attenta analisi, il Comitato per i medicinali per uso umano (Chmp) dell’Ema ha fornito un parere favorevole rispetto all’immissione in commercio del vaccino, i cui dati su sicurezzaefficacia e qualità sono “robusti” a detta di Ema. Il parere si fonda su 2 studi clinici che hanno coinvolto in tutto 45mila partecipanti di età pari o superiore ai 18 anni. L’immunizzazione prevede due dosi uguali, a distanza di 21 giorni una dall’altra, e il prodotto può essere conservato in frigorifero per 6 mesi.

Cosa dicono i dati

Le ricerche hanno provato che il farmaco è sicuro, con effetti collaterali per lo più lievi o moderati nei volontari. Oltre al buon profilo della sicurezza, i trial dimostrano che il vaccino ha un’efficacia pari al 90% nel prevenire le forme sintomatiche di Covid-19. Nel primo trial, condotto negli Stati Uniti e in Messico, a due terzi dei partecipanti è stato somministrato Nuvaxovid e agli altri un placebo (senza sapere però cosa avevano ricevuto). 

Dopo 7 giorni dalla seconda dose il vaccino di Novavax è riuscito a prevenire il 90,4% dei casi sintomatici di Covid. Nel secondo trial, svolto nel Regno Unito, dati e cifre sono simili, con un’efficacia dell’89,4%. Complessivamente, l’efficacia è pertanto stimata pari circa al 90%simile a quella ottenuta dai vaccini a mRna. Fra gli effetti collaterali più comuni, dolore nel sito di iniezione, stanchezza, dolori muscolari, mal di testa, sensazione di malessere generali, dolori articolari, nausea e vomito.

Ci sono ancora dati limitati sulla sua capacità di contrastare le infezioni legate alle nuove varianti, in particolare alle varianti che preoccupano (secondo la classificazione dell’Oms), fra cui anche omicron. Gli studi in corso forniranno queste risposte.


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Come funziona Nuvaxovid di Novavax

Nuvaxovid di Novavax si basa sulla tecnologia delle proteine ricombinanti, in uso da 30 anni e alla base dei vaccini contro l’epatite B, lo streptococco e la meningite. In questo caso abbiamo il primo vaccino proteico contro il coronavirus. Si parte sempre da sequenze di Rna del Sars-Cov-2 che consentono di produrre in laboratorio la proteina spike del virus, quella che aggancia le nostre cellule infettandole. 

Le spike ottenute vengono purificate e messe insieme in piccolissime particelle (nanoparticelle), creando una struttura, una rete, che ricorda quella del coronavirus. Ma in questo caso c’è solo lo scheletro e non l’intero patogeno che invece è capace di infettare e replicarsi. Queste particelle vengono unite a un adiuvante, che serve a rafforzare l’azione del sistema immunitario. Sia nei vaccini a Rna messaggero (Pfizer-BioNTech e Moderna) sia in quelli a vettore virale si recapitava alla cellula l’informazione necessaria per produrre la spike, e non la spike stessa. 

Via: Wired.it

Foto: Sam Moqadam on Unsplash

Viola Rita

Giornalista scientifica. Dopo la maturità classica e la laurea in Fisica, dal 2012 si occupa con grande interesse e a tempo pieno di divulgazione e comunicazione scientifica. A Galileo dal 2017, collabora con La Repubblica.it e Mente&Cervello. Nel 2012 ha vinto il premio giornalistico “Riccardo Tomassetti”.

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