Venti in calo

A Nord, qualcosa sta rallentando i venti. La causa è forse l’aumento della vegetazione o un cambiamento nella circolazione atmosferica. Fatto sta che, negli ultimi 30 anni, la velocità dell’aria a livello del terreno è diminuita dal 5 al 15% per cento nell’emisfero settentrionale. E in futuro, il vento potrebbe soffiare con un’intensità pari ad appena il 40 per cento di quella attuale. Lo strano effetto è stato notato da Robert Vautard dell’Università di Versailles Saint Quentin (Francia), che ne dà notizia in uno studio pubblicato online su Nature Geoscience

Numerosi studi condotti finora a livello regionale negli Usa, in Australia, in Cina e in Europa hanno rilevato una diminuzione della velocità del vento appena sopra la superficie. Il cambiamento climatico, la maggiore copertura arborea e lo sviluppo delle città sono stati portati come possibili cause di quanto osservato, ma la bassa qualità dei dati non ha permesso di andare oltre queste considerazioni.

Vautard ha ora analizzato i dati di circa 882 stazioni meteorologiche in Europa, Asia Centrale e Orientale e in Nord America,  dal 1979 ad oggi. Coprendo zone così vaste, i ricercatori si aspettavano che la velocità del vento risultasse aumentata in alcune aree e diminuita in altre. Ma sorprendentemente, il trend è risultato “in discesa” quasi ovunque, attraverso tutto l’emisfero Nord: la velocità media annuale del vento è diminuita nel 73 per cento delle stazioni e l’effetto maggiore è stato osservato in Europa e in Asia. 

L’intervallo temporale è troppo breve per parlare di un vero e proprio trend in meteorologia, come ha spiegato Brian Golding, direttore di ricerca allo UK Met Office di Exeter (Devon, Gb). Ma secondo Vautard, la tendenza sarebbe cominciata anche venti anni prima del ’79. Il ricercatore ammette che la sola copertura boschiva non può spiegare la diminuzione osservata e sospetta che un cambiamento nella circolazione generale dei venti possa essere coinvolto. Per chi teme per l’efficienza dei parchi eolici, Vautard rassicura che, per il momento, il rallentamento non rappresenta un problema per le turbine. Anche se promette uno studio sulle possibili implicazioni nel caso in cui la velocità diminuisse ancora, come indicato dalle sue simulazioni. 

Riferimento: doi:10.1038/ngeo979; Nature News

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