Una super-lavatrice ecologica per lavare via i residui di materiale radioattivo dai camici dei lavoratori degli impianti nucleari. L’hanno realizzata Chein Wai e colleghi dell’Università dell’Idaho (Usa), che ne descrivono il funzionamento sulla rivista Industrial and Engineering Chemistry Research. Si tratta di una “lavatrice a pressione”, in cui l’acqua è mescolata a anidride carbonica (CO2) in forma liquida, ottenibile a una pressione 100 volte superiore a quella atmosferica. Per testare lo strumento, i ricercatori hanno utilizzato camici “sporcati” con i metalli cobalto e stronzio, in forma non radioattiva. Secondo Wai, tuttavia, “il metodo dovrebbe rivelarsi altrettanto efficace anche con materiali radioattivi”. In pratica, durante il lavaggio i metalli rimangono intrappolati nelle bolle d’acqua. Al termine del processo si rilascia la pressione, l’acqua contaminata viene rimossa e i materiali radioattivi convertiti in solidi più facilmente conservabili, mentre la CO2, pulita, può essere riutilizzata. Il metodo impiega 100 volte meno acqua di quelli convenzionali che, tra l’altro, rilasciano l’acqua contaminata direttamente nel sistema fognario. La tecnica sarebbe quindi allettante per tutte le strutture che utilizzano materiali radioattivi, come impianti industriali, ospedali e reattori per ricerca, ma la sua diffusione è ostacolata da un fattore non secondario: quello economico. All’interno della CO2 sotto pressione le gocce d’acqua possono essere stabilizzate solo per mezzo di sostanze chimiche attualmente molto costose. Diversi gruppi di ricerca stanno però lavorando all’individuazione di analoghe sostanze solubili in CO2, che dovrebbero risultare più “economiche”. (va.m)
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