Vita da polli

Avere la possibilità di sgranchirsi le zampe e le ali non basta. Per non stressarsi, bisogna anche che l’ambiente sia igienico e ben riscaldato. Così sembrano pensarla i polli broiler, varietà destinata allo spiedo, protagonisti di un articolo pubblicato su Nature da un team di zoologi inglesi. Lo studio ha monitorato per mezzo di telecamere e analisi biologiche il comportamento e la salute di 2,7 milioni di questi pennuti. Illuminati notte e giorno da una luce artificiale che ne accelera la crescita, nutriti fino all’obesità e allevati a terra, su un letto di paglia che condividono con altri 10-15 loro simili per metro quadro, i polli broiler finiscono, dopo appena un mese e mezzo di vita, sulla graticola. Un destino d’altronde già scritto nel loro nome (dall’inglese to broil: “cuocere a fuoco vivo”), che accomuna ogni anno 20 miliardi di questi animali in tutto il mondo. Oltre alle preoccupazioni degli animalisti, il loro benessere, che si ripercuote sulla qualità delle loro carni, ha attratto l’attenzione dell’Unione Europea che ha proposto di diminuirne la densità negli allevamenti. Una soluzione piuttosto onerosa per gli allevatori che però potrebbe non risolvere il problema: secondo lo studio di Nature, prima ancora dell’affollamento, sarebbero le condizioni ambientali a determinare la salute di questi animali.”Grazie alla collaborazione di dieci tra le maggiori aziende che allevano broiler, che hanno modificato di volta in volta, in base alle esigenze della ricerca, sia la densità degli animali che i parametri ambientali, abbiamo registrato i tassi di crescita dei polli, la frequenza e l’ampiezza dei loro passi, la linearità delle loro zampe, stando attenti all’eventuale formazione di lesioni o di dermatiti nei cuscinetti”, raccontano al dipartimento di zoologia dell’Università di Oxford. I ricercatori hanno registrato ogni minimo particolare, dallo sbattere delle ali al beccarsi tra loro o sulla lettiera, dai cambiamenti di postura al lisciarsi le penne, annotando il tempo trascorso a riposare e la quantità di cibo e di acqua ingerite.”Ci siamo così accorti”, vanno avanti i ricercatori, “che, sebbene in spazi estremamente affollati i polli non riuscivano a muoversi adeguatamente e crescevano più lentamente, il numero di animali morti o abbattuti perché malati, indice ovvio del loro benessere, dipendeva principalmente dalla temperatura e dal grado di umidità”. E dunque da fattori quali la posizione delle stufe, il tipo di ventilazione, il numero di abbeveratoi a disposizione, la concentrazione nell’aria dei vapori di ammoniaca che esalano dagli escrementi e, non ultima, dalla stagione in corso. “Le differenze osservate tra l’estate e l’inverno” – affermano gli studiosi – “confermano l’importanza dell’ambiente”. Sia la mortalità che la concentrazione nelle feci di corticosteroidi, ormoni indicatori dello stress, si sono rivelate più basse d’estate, facendo registrare un tasso di mortalità pari al 4,2 per cento contro il 5,3 per cento della stagione invernale e una concentrazione di corticosteroidi uguale a 8,6 ng/ml d’estate, contro i 36,2 dell’inverno. “E’ ovvio che in un ambiente poco o per nulla confortevole i fenomeni di stress si accentuino. Questi, a loro volta, possono causare un abbassamento delle difese immunitarie, facilitando l’insorgere di infezioni”, spiega Luciano Giovannetti, medico veterinario e specialista in patologie aviarie e tecnologia avicola. “E’inutile quindi diminuire la concentrazione degli animali e mantenere, nello stesso tempo, le lettiere bagnate e le temperature troppo basse o troppo alte. Una climatizzazione e un’illuminazione adeguate, invece, unitamente alla somministrazione di una corretta alimentazione, favoriscono la salute dei polli, intesa non solamente come assenza di malattie ma come benessere globale, psicofisico”. E se è vero che “dal benessere degli animali che mangiamo dipende anche il nostro”, va avanti Giovannetti, che è Presidente dell’Italia Pegasus Institute, centro di riferimento per la zootecnia e il settore agro-alimentare italiano, “si capisce come la carne di animali stressati possa essere pericolosa per gli esseri umani. Per di più, la situazione attuale, caratterizzata da uno stato di sovrappopolazione mondiale che si concentra in aree dove la vicinanza stretta con gli animali, unitamente alla mancanza di acqua, peggiora la qualità della vita, favorisce l’incremento delle zoonosi, delle malattie cioè trasmissibili dall’animale all’uomo, di cui l’influenza aviaria, che sta seminando il panico in alcuni paesi asiatici, è solo l’ultimo esempio”.Il benessere di questi animali è dunque talmente importante che alla Pegasus sta per essere messo a punto un progetto di telecontrollo dei polli, ovvero di monitoragio a distanza per mezzo di software, che necessita ancora, però, di partner finanziari per la sua realizzazione pratica. “Nei paesi più sviluppati” – conclude Giovanetti – “si mangia troppa carne, è vero, e sono stati raggiunti livelli intensivi di zootecnia, ma si deve pur pensare che, nel mondo sottosviluppato, senza avicoltura le morti per fame aumenterebbero. Il pollo, poi, è particolarmente prezioso perché è un animale compatibile con tutte le religioni e non competitivo per l’essere umano. Rispettandolo e facendolo star bene, stiamo bene anche noi”.

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