di Letizia Gabaglio e Elisa Manacorda
Il virus Hiv non guarda in faccia nessuno: se trova la porta di ingresso, entra. Eppure, una volta che l’infezione ha avuto inizio, essere uomini o donne fa la differenza. Sia dal punto di vista della diagnosi e del trattamento, sia nel modo in cui si vive e si percepisce la malattia: la donna, dice per esempio Antonella D’Arminio Monforte, che dirige la Clinica di Malattie Infettive e Tropicali all’Università di Milano, oggi tende a percepirsi meno a rischio e spesso viene infettata da un partner fisso. Inoltre la donna tende a percepire di più eventuali cambiamenti del corpo e la presenza di sintomi, cui invece l’uomo fa poco caso. Questo dimostra come ci sia ancora molto bisogno di studi mirati sulla popolazione femminile. Che è colpita dal virus quasi quanto quella maschile.
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