Lo yoga, disciplina indiana che unisce la meditazione e l’esercizio fisico, trova sempre più seguaci anche nel mondo occidentale: dalle pratiche tradizionali all’acroyoga, dallo yoga con i bebè al doga (yoga con i cani), si stima che in Italia più di 1,2 milioni di persone lo pratichino regolarmente. Il 21 giugno, in concomitanza con il solstizio d’estate, si celebra in più di 170 paesi la Giornata internazionale dello Yoga, istituita dall’ONU nel 2015 su richiesta del primo ministro indiano Narendra Modi. La giornata ha lo scopo di promuovere la non violenza e la vicinanza tra i popoli e avvicinare le nazioni allo yoga, facendo conoscere i benefici di questa pratica per la salute fisica e mentale.
Mentre sempre più persone si accostano allo yoga per ritrovare il loro benessere e il loro equilibrio, diversi scienziati studiano il fenomeno, alla ricerca delle basi scientifiche degli effetti dello yoga sul fisico e sulla mente.
Per esempio, secondo uno studio recente, condotto nel Boston Medical Center (BMC) su 320 individui affetti da mal di schiena lombare cronico e pubblicato su Annals of Internal Medicine, lo yoga sarebbe efficace quanto la fisioterapia nell’alleviare il dolore e migliorare le condizioni dei pazienti.
Per confrontare i benefici dello yoga con quelli di approcci convenzionali al mal di schiena cronico, i ricercatori del BMC hanno diviso i pazienti in tre gruppi: i pazienti del primo hanno seguito 12 lezioni di yoga, quelli del secondo sono stati sottoposti a 15 sedute di fisioterapia, quelli del terzo non hanno ricevuto terapie fisiche, ma un supporto “educativo” su come convivere con il loro problema. A questa fase intensiva, per i pazienti dei tre gruppi è seguita una fase di mantenimento di un anno. I risultati dello studio mostrano che yoga e fisioterapia hanno effetti molto simili, anche nel lungo termine: sentono meno dolore, e fanno meno ricorso ad antidolorifici. Anche a livello mentale, la sensazione di calma, equilibrio e fiducia in se stessi che deriva dalla pratica dello yoga sembrerebbe avere basi solide.
Confrontando i risultati di 18 studi diversi alcuni ricercatori della Coventry University invece hanno concluso che le pratiche che coinvolgono attività fisica e meditazione, come lo yoga, influiscono a livello molecolare e possono modificare l’espressione di alcuni geni. Quando si è sottoposti a situazioni stressanti, l’organismo (tra l’altro) produce una molecola, il fattore nucleare kB, che a sua volta attiva i geni che regolano l’espressione di citochine, proteine che fungono da intermediario tra le cellule del sistema immunitario e determinano l’infiammazione nelle cellule circostanti. Se temporanea la produzione di citochine in risposta allo stress è positiva, ma in caso di infiammazioni permanenti può essere dannosa per la salute. La pratica dello yoga sembrerebbe invertire il processo, riducendo la produzione del fattore nucleare kB e quindi delle citochine.
Secondo un altro studio, infine, il senso di benessere che si prova dopo una seduta di yoga sarebbe legato alla stimolazione del nervo vago. Confrontando gli effetti di posizioni yoga con quelle di posizioni “di potere” (come quelle adottate dai politici nei ritratti ufficiali per mostrare la loro forza), i ricercatori hanno osservato come lo yoga aumenti l’autostima, la sensazione di controllo, di forza ed equilibrio più che le “power poses”. E hanno speculato che ciò sia legato all’effetto delle posizioni yoga sul nervo vago. Il nervo vago connette il cervello alle diverse parti del corpo (muscoli facciali, organi dell’apparato digerente, cuore, polmoni…) e svolge un ruolo fondamentale nel funzionamento del sistema nervoso parasimpatico, che controlla ad esempio il ritmo cardiaco. Alcune ricerche suggeriscono che al corretto funzionamento del nervo vago corrisponda una maggiore inclinazione alle relazioni sociali e una diminuzione dell’aggressività, dell’ansia, della depressione. Stimolando e tonificando il nervo vago, lo yoga contribuirebbe a mantenerne intatte tutte le funzionalità.
Ed ora, tutti pronti a srotolare i tappetini?
Riferimenti: Annals of Internal Medicine, Frontiers in Immunology, Frontiers in Psychology