La biopolitica di Foucault

Michel Foucault
Biopolitica e liberalismo
Medusa, 2001
pp. 222, £ 30.000 (euro 15,50)

“Biopolitica e liberalismo” raccoglie dieci saggi (tra interviste e testi di conferenze) che Foucault ha realizzato tra il 1975 e il 1984, in un decennio che costituisce forse la fase più feconda del suo pensiero, bruscamente interrotto dalla morte avvenuta il 25 giugno 1984. Il tema essenziale affrontato è il binomio governo degli uomini-governo di sé, tematizzato soprattutto nelle due conferenze del 10 e del 16 ottobre 1979 tenute alla Stanford University, che nel libro confluiscono nel saggio dal titolo “Omnes et singulatim”, forse il più forte tra i dieci. Al suo interno Foucault individua i punti essenziali per procedere nello studio dei rapporti tra la razionalizzazione e il potere, fino a centrare il problema principale nel concetto di individualità, o per meglio dire, di identità in rapporto al “potere individualizzante”. Foucault, non limitando la tagliente lucidità delle sue analisi, si dà alla trattazione di un tema molto complesso e delicato come quello del ruolo politico e coercitivo della religione cattolica vista nell’ottica dell’esercizio di potere di un singolo (il pastore) sulla moltitudine (il gregge). Un aspetto questo di un problema assai più esteso, che arriva fino alla Ragione di Stato e al ruolo della Polizia negli Stati moderni. Ed è un argomento di così vasta apertura critica che si riferisce anche al concetto di biopolitica che dà il titolo al libro. Un concetto che non viene tematizzato esplicitamente in nessuna opera, ma che è reperibile nella totalità degli scritti foucaultiani. Il biopotere si impernia sul tema essenziale del governo di tutti e di ciascuno nelle sue caratteristiche di tecnologia del corpo, inteso sia come organismo, che come moltitudine di “corpi […] ricollocati all’interno dei processi biologici di insieme”, come Foucault stesso dice in “Il faut défendre la sociétè”, il corso tenuto al Collège de France, nel 1975-76.

È da questo punto di vista che nascono riflessioni importanti nel pensiero di Foucault quali il problema della sessualità come anello di congiunzione tra il potere e il piacere, i parametri di normalità e normalizzazione della medicina, il liberalismo come gestione e organizzazione delle condizioni alle quali si può essere liberi. Tutto senza tralasciare il problema dell’etica e del consenso da cui prende vita il discorso sugli sviluppi che la morale ha avuto dall’Antichità a oggi che l’hanno portata a diventare da etica personale a obbedienza ad un sistema di regole, fino a scomparire quasi totalmente e sfociare in un’estetica dell’esistenza.

L’introduzione di Ottavio Marzocca è un’ottima guida per avvicinarsi ai nodi concettuali tematizzati nel libro anche per chi non abbia dimestichezza con il pensiero di Foucault. L’apporto che tale volume dà alla mole di testi dell’autore francese già tradotti in italiano, è importante proprio per quanto riguarda l’ultima espressione del suo pensiero. Queste ultime pagine infatti danno voce alla capacità di Foucault di captare in largo anticipo temi importanti che solo oggi cominciano ad avere la debita risonanza e che, in anticipo di un ventennio, Foucault aveva lanciato, forse cosciente di non poter essere ancora ascoltato. E proprio alla luce dell’attuale importanza di questi punti essenziali nel panorama culturale odierno, questa riedizione della prima uscita nel 1994 per i tipi della Gallimard trova ancora maggiore ragione di essere.

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