Hiv: in Sud Africa gli antiretrovirali valgono tutto quel che costano

Salva la vita ai pazienti colpiti da Hivriduce la possibilità di trasmissione del virus e, come dimostrato da due nuovi studi pubblicati su Science, la terapia antiretrovirale (Art) su larga scala ripaga ognidollaro che costa. I due lavori, che hanno coinvolto la provincia rurale di Kwa Zulu-Natal in Sud Africa, hanno anche provato che, quando la Art è accessibile a un grande numero di pazienti e su vaste aree di intervento, ha come conseguenze un aumento dell’ aspettativa di vita non solo dei pazienti ma dell’intera popolazione in cui essi vivono e una riduzione dei nuovi casi di infezione

Il primo dei due studi è stato realizzato da un gruppo di ricercatori della Harvard School of Public Health coordinati da Jacob Bor, e ha mostrato che l’aspettativa di vita della popolazione adulta di 100mila individui di Kwa Zulu- Natal è aumentata in media di 11,3 anni da quando la terapia antiretrovirale ha cominciato a essere disponibile su larga scala nella regione, nel 2004. 

Infatti, nel 2003 l’aspettativa di vita era di 49,2 anni; nel 2011 è arrivata a 60,5 anni. I maggiori benefici sono ricaduti sulla popolazione femminile che ha visto un incremento di 13,3 anni contro i 9 degli uomini. I ricercatori hanno esaminato i dati di nascita e morte della popolazione dal 2000 al 2011, analizzando il contributo ai decessi totali di cause diverse dall’Hiv e l’aspettativa di vita delle persone che non morivano per cause correlate all’infezione. In questo modo hanno potuto collegare l’incremento della speranza di vita direttamente agli effetti dell’accesso all’ Art. Inoltre, hanno stabilito che i benefici dovuti all’aumento della sopravvivenza superavano di gran lunga i costi del trattamento (pari a 500-900 dollari a paziente) con un rapporto di costo efficacia pari a 1.593 dollari per anno di vita guadagnato. 

Questo è il primo studio che misura direttamente l’impatto della terapia antiretrovirale su un’intera popolazione e non solo sui pazienti coinvolti in un trial, in termini di aumento dell’aspettativa di vita. Vi sono alcuni limiti innati dovuti al fatto che, insieme al trattamento, l’intervento sanitario ha portato anche miglioramenti nell’accesso all’ acqua potabile e all’ elettricità. Tuttavia, secondo i ricercatori, nonostante questo lo studio dimostra ampiamente che espandere programmi di Art su larga scala inSud Africa salverebbe vite e denaro allo stesso tempo. 

Il secondo studio, condotto da Frank Tanser dell’Africa Center for Population Studies, rappresenta invece la prima prova empirica che il rischio di acquisire il virus, per persone non infette, in un tipico contesto rurale con un’elevata prevalenze di Hiv, è significativamente ridotto quando la terapia antiretrovirale è accessibile su larga scala. 

I ricercatori hanno proseguito il lavoro di un precedente studio e hanno tenuto sotto controllo 17mila abitanti della regione di Kwa Zulu-Natal dal 2004 al 2011. Gli studiosi hanno scoperto che gli individui sieronegativi che vivevano in aree dove la copertura della terapia antiretrovirale è ampia correvano un rischio inferiore del 38 per cento di acquisire l’Hiv rispetto ad altri di zone dove la Art è disponibile per un minor numero di pazienti. 

Insieme questi due studi confermano l’importanza dei programmi di intervento per ampliare l’accesso alle terapie antiretrovirali e la loro efficacia come strategia di prevenzione dell’infezione. Queste ricerche si potrebbero rivelare fondamentali sia in Sud Africa, per far ottenere nuovi finanziamenti ai costosi programmi contro Hiv e Tubercolosi (che si accompagnano spesso una all’altra) lanciati dal nuovo presidente Jacob Zuma, sia in altri Paesi dove programmi simili stentano a trovare fondi.

via wired.it

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