Sorpresa, il corallo torna a crescere

Buone notizie per i fondali marini: la barriera corallina, a quanto pare, è più resistente di quanto si pensasse e riesce a rigenerarsi anche in ecosistemi isolati, lontana da altri coralli. Lo afferma un’équipe di ricercatori dell’Australian Institute of Marine Science, coordinati da James Gilmour: gli scienziati sono arrivati a questa conclusione studiando la barriera di Scott, al confine della piattaforma continentale dell’Australia occidentale, che nel 1998 aveva perso quasi il 90 per cento dei suoi coralli a causa dei cambiamenti climatici. 

I ricercatori raccontano sulle pagine di Science che le capacità riproduttive dei coralli australiani erano state messe a repentaglio dallo sbiancamento, il meccanismo per cui, in conseguenza di esposizioni all’inquinamento o ad altre alterazioni dell’ecosistema, si distrugge la simbiosi tra la barriera e le alghe circostanti che ne permettono la sopravvivenza. Solitamente, il recupero da tali eventi è reso possibile grazie ai sistemi corallini vicini a quello colpito, che ristabiliscono l’equilibrio “fornendo” nuove alghe al corallo sofferente.

Ma per la barriera di Scott questo non è stato possibile, perché si tratta di un sistema “solitario”, che dista più di 250 chilometri dalle altre barriere. Ciononostante, i ricercatori hanno osservato che i coralli australiani sono tornati a prosperare, aumentando del 44 per cento la copertura dei fondali in soli 12 anni. Secondo Gilmour, il merito sarebbe di alcuni branchi di pesci erbivori che vivono nei dintorni e che hanno riequilibrato l’habitat sottomarino, creando un substrato su cui i coralli giovani hanno potuto attecchire e crescere.

In ogni caso, avvertono i ricercatori, è doveroso limitare al massimo le attività inquinanti umane in prossimità delle barriere coralline: è stato ampiamente dimostrato, infatti, che l’azione dell’uomo è la causa più frequente dello sbiancamento e della scomparsa di queste meraviglie sommerse. 

Riferimenti: Science doi:10.1126/science.1232310

Credits immagine: N. Thake

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