Se scompaiono l’olio e le castagne

Autunno: tempo di vino novello, olio nuovo e castagne, come insegna la tradizione gastronomica mediterranea. Eppure, se per il vino non c’è da preoccuparsi (almeno per ora), che l’olio delle nostre terre, e le stesse castagne, siano sempre presenti sulle tavole degli italiani non è poi così scontato. Negli ultimi tempi infatti i casi di infezioni del batterio Xylella fastidiosa per gli ulivi del Salento e del cinipide galligeno (Dryocosmus kuriphilus) per i castagneti di mezza Italia hanno destato più di qualche preoccupazione tra gli agricoltori. Preoccupazioni giunte fino all’Autorità europea per la sicurezza alimentare, che ha diramato qualche indicazione su come scongiurare il propagarsi delle infezioni. Ma cominciamo col raccontare chi sono i patogeni che stanno mettendo a rischio il futuro delle tavole degli italiani.

Xylella fastidiossa è un batterio trasmesso da insetti noti come “sputacchine e cicaline”, che oltre agli ulivi può colpire anche il mandorlo, il pesco, il susino, l’albicocco, la vite, gli agrumi, la pianta del caffè, la quercia, l’olmo, il Ginko e il girasole. Negli ulivi alcuni ceppi di Xylella possono essere patogeni, causando il cosiddetto “complesso di disseccamento rapido dell’olivo“, malattia che, scrive l’Efsa, ha colpito qualcosa come 8000 ettari di piante in Puglia, presentandosi con imbrunimento del legno e disseccamenti che coinvolgono foglie, rami e chiome stesse (anche se, secondo alcuni, la Xylella non vada ritenuta l’agente primario di quanto osservato in Salento). Collega, si fa per dire, nei castagneti è il cinipide galligeno, un insetto che infestando le piante ne blocca il ciclo vitale che quest’anno a contribuito a far scendere la produzione di castagne nazionali sotto i 18 milioni di kg.

Ma come si combattono infezioni così diffuse? Dipende. Se per le castagne la strategia è tipicamente di tipo biologico – ovvero affidarsi alle infezioni dell’insetto antagonista Torymus sinensis, che parassita uova e larve del cinipide – diverse sono le misure messe in atto per combattere la Xylella. Quelle emanate dalla Regione Puglia hanno lo scopo di prevenire, controllare e possibilemente eradicare il batterio. Come? 

Punto primo: affidandosi alle ispezioni, monitorando lo stato di salute delle piante e afficando analisi di laboratorio per individuare la presenza del batterio. Qualora venga confermato un caso di infezione è necessario procedere attraverso una serie di misure, come l’estirpazione della pianta, la brucitaura delle potature, evitare il movimento di materiale infetto, ricorrere all’uso di insetticidi per il controllo dei vettori e operare la pulizia dei canali di bonifica e irrigazione. Misure che non chiamano in causa solo gli agricoltori, ma anche i vivai e chiunque si trovi a operare nella zona infetta. Per l’Efsa la sorveglianza sul commercio delle piante e il controllo della presenza di insetti infetti contenuti nelle spedizioni vegetali sono i modi più adeguati per contenere il rischio di diffusione del patogeno. E per contrastare il rischio di diffusione su più larga scala anche l’Unione europea è pronta a venire in soccorso della Puglia.

La questione della scomparsa di un patrimonio ambientale come quello rappresentato da castagneti e uliveti è ancora ben più delicata di quel che sembra però, perché non riguarda solo l’agricoltura e l’identità di un prodotto tradizionale. Infatti non sono poche le voci in controcorrente, quelle che gridano alla bufala, a inutili allarmismi e alludono a possibili interessi mascherati dietro le esigenze di estirpare gli ulivi nel Salento. Quali interessi? Quelli  delle biomasse, dei biocarburanti e dell’industria chimica-industriale.

Certo è che il problema delle infestazioni da insetti e batteri è quanto mai attuale. Così tanto che un gruppo di esperti sulle pagine di Diversity & Distributions si chiede come la coltivazione di piante non tradizionali, i cambiamenti climatici e il mercato globale dei prodotti vegetali influenzerà le infestazioni agricole del futuro e dove queste potrebbero colpire. E l’Italia, purtroppo, insieme a Francia, Ungheria, Spagna e Germania, è tra i paesi che rischiano di diventare vittime di nuove pesti. Infestate da chi? Impossibile dirlo con certezza, ma gli autori del paper su Diversity & Distributions hanno le loro idee. Per il futuro il pericolo potrebbe venire dalla Spodoptera litura, dalla Diabrotica barberi e dal Pheletes californicus.

Credits immagine: Renzo Ferrante/Flickr

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