Chernobyl, l’effetto delle radiazioni sugli uccelli

Il disastro di Chernobyl è stata certamente una catastrofe terribile, sia in termini di vite umane che per i danni provocati all’ambiente. A quasi trent’anni dall’incidente -era il 26 aprile del 1986– oggi l’area si è trasformata però in una sorta di “laboratorio ecologico accidentale”, che permette agli scienziati di comprendere meglio l’effetto delle radiazioni ionizzanti sullo sviluppo e la vita delle specie animali. Un nuovo studio, realizzato da un team di ricerca internazionale e pubblicato sulla rivista Functional Ecology, ha analizzato ad esempio lo stato di salute degli uccelli che abitano all’interno dell’area contaminata, svelando una fenomeno inaspettato: molte specie sembrano infatti riuscite ad adattarsi all’effetto delle radiazioni, traendone in alcuni casi addirittura degli effetti benefici.

Per effettuare lo studio i ricercatori hanno prelevato campioni di sangue da 152 uccelli appartenenti a 16 specie diverse, provenienti da otto siti nei pressi della zona interdetta di Chernobyl. Per valutare l’effetto delle radiazioni sulla salute degli esemplari studiati, i ricercatori hanno valutato quindi due parametri: i livelli di glutatione (una proteina con proprietà antiossidanti) presente nel sangue degli animali, e la quantità di stress ossidativo e danni al Dna riscontrabili nei campioni.

I danni provocati dalle radiazioni ionizzanti derivano infatti dalla produzione di radicali liberi, sostanze dannose contro cui normalmente l’organismo si difende grazie agli antiossidati (come appunto il glutatione). Quando la quantità di antiossidanti non è sufficiente a combattere l’effetto dei radicali liberi generati dalle radiazioni, il risultato è un effetto tossico per l’organismo definito stress ossidativo, che provoca la comparsa di danni nel materiale genetico delle cellule, facendole invecchiare precocemente e portandole quindi alla morte.

“Gli studi svolti fino ad oggi sulla fauna dell’area di Chernobyl avevano mostrato che l’esposizione prolungata alle radiazioni abbassava i livelli degli antiossidanti nell’organismo, producendo danni causati dallo stress ossidativo”, spiega Ismael Galván, ricercatore del Consiglio Nazionale della Ricerca spagnolo (Csic) e coordinatore dello studio. “Nelle nostre analisi, al contrario, all’aumentare dei livelli di radiazioni aumentavano anche i livelli di antiossidanti, mentre lo stress ossidativo diminuiva”.

Studi svolti in laboratorio avevano già dimostrato che diversi tipi di animali, tra cui l’uomo, possono adattarsi alla presenza di radiazioni ionizzanti, e che l’esposizione prolungata a bassi livelli di radiazioni può generare nell’organismo la capacità di resistere a quantità sempre più elevate. Fino ad oggi, però, questi fenomeni non erano mai stati documentati in animali che vivono in libertà.

“Si tratta di una scoperta importante, perché ci aiuta a comprendere meglio come le diverse specie di animali abbiano una differente capacità di adattamento in risposta a sfide ambientali rappresentate da incidenti come quelli di Chernobyl e Fukushima”, conclude Galván.

Riferimenti: Chronic exposure to low-dose radiation at Chernobyl favors adaptation to oxidative stress; Functional Ecology DOI: 10.1111/1365-2435.12283

Credits immagine: T.A. Mousseau and A.P. Møller, 2011

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