Herpes, quanto sono diffusi i virus

Due terzi della popolazione mondiale sotto i cinquant’anni (soprattutto in Africa, nel Sud Est-asiatico e nelle zone del Pacifico Occidentale) convive con l’herpes simplex virus di tipo 1 (HSV-1), il tristemente famoso virus responsabile dell’herpes labiale. Ma, secondo le stime appena rese note dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) con un paper su Plos One, questo virus sarebbe anche un responsabile sempre maggiore degli herpes genitali, solitamente imputati al parente HSV-2 (l’herpes simplex virus di tipo 2). Cosa significa tutto questo?

Secondo quando rende noto l’Oms complessivamente, tra HSV-1 e HSV-2 al mondo sono circa mezzo miliardo le persone con infezioni genitali imputabili ai due virus (qui i dati per HSV-2). Virus per i quali, lo ricordiamo, non esistono cure permanenti, perché il virus, anche dopo essersi manifestato con vescicole, eruzioni cutanee ed ulcere non sparisce del tutto, si nasconde solo. Possono essere utilizzati gli antivirali sì, ma spesso i sintomi delle infezioni – queste sì permanenti – possono tornare, con ripercussioni importanti sulla salute mentale e sulla sfera affettiva-relazionale delle persone.

A questo va aggiunto che le infezioni da Herpes simplex virus possono determinare complicazioni importanti, per esempio esofagiti e polmoniti nelle persone immunodepresse (come quelle con Hiv) o causare encefaliti e problemi all’occhio (come le cheratiti da herpes simplex). Senza che inizialmente ci si accorga di aver preso i virus, visto che le trasmissioni (per contatto fisico, orale o sessuale principalmente) sono asintomatiche.

Va da sé quindi che in attesa dell’arrivo di misure preventive come vaccini e microbicidi topici, la misura più efficace resta la prevenzione. Attraverso le consuete norme igieniche, ma anche attraverso, neanche a dirlo, il sesso protetto. “L’accesso all’educazione e all’informazione per entrambi i tipi di herpes e per le infezioni sessualmente trasmesse è fondamentale per proteggere la salute dei giovani prima che diventino sessualmente attivi”, ha ribadito in proposito Marleen Temmerman, a capo del Department of Reproductive Health and Research dell’Oms.

Credits immagine: Sim Dawdler/Flickr CC

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