La vitamina D contro la sclerosi multipla?

Bassi livelli di vitamina D sono associati a un maggior rischio di sviluppare la sclerosi multipla, (Sm) ma non solo. Bassi livelli del micronutriente sono correlati anche a un’attività maggiore della malattia, per cui, medici e ricercatori da tempo si chiedono se e come integratori a base di vitamina
D potrebbero migliorare la vita delle persone con Sm. Oggi uno studio su Neruology suggerisce che sì, alte dosi di vitamina D possono far bene a chi soffre di Sm, riducendo l’iperattività del sistema immunitario tipica della patologia.

La risposta arriva da una ricerca in cui gli scienziati guidati da Peter A. Calabresi della Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimora hanno somministrato supplementi di vitamina D3 in diverse dosi a 40 persone con Sm. Alcune hanno ricevuto 800 Ui (unità internazionali) della vitamina, altre invece hanno ricevuto dosi ben più elevate, pari a 10400 Ui  (per confronto, si tenga conto che la dose giornaliera è di 600 Ui, negli Usa, dove è stato condotto lo studio). Tramite analisi del sangue i ricercatori hanno quindi misurato – all’inizio, a tre e poi di nuovo a sei mesi – i livelli di vitamina D e l’attività dei linfociti T, importanti mediatori della risposta del sistema immunitario nelle persone che soffrondo di sclerosi multipla.

Gli scienziati hanno così scoperto che, per entrambi le dosi del micronutriente, gli effetti collaterali erano minimi e comunque paragonabili nei due gruppi, ma chi assumeva dosi maggiori della vitamina aveva dei benefici che nelle altre persone non si avevano. In particolare, alti livelli di vitamina D erano associati a una diminuzione dei linfociti T che producono l‘interleuchina-17, un mediatore importante dell’infiammazione nella sclerosi multipla (nel dettaglio, quando i livelli superavano i 18 ng/ml, ogni aumento di 5 ng/ml si associava a una diminuzione dell’1% della percentuale dei linfociti T nel sangue). Nessun cambiamento nei linfociti T si aveva per per chi aveva ricevuto i supplementi a basse dosi.

I ricercatori precisano che non è ancora chiaro quali siano i livelli adeguati di vitamina D per i pazienti con Sm, e altri studi saranno necessari per confermare quanto osservato ed elaborare delle raccomandazioni cliniche, ma credono che siano necessari circa 50 ng/ml per ridurre l’attività della malattia. Certo è che si tratta di una via interessante da perseguire, anche perché, come ha notato Calabresi, la vitamina D potrebbe diventare un’arma economica, sicura e conveniente per le persone con Sm.

Riferimenti: American Academy of Neurology

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