Perché Pokémon Go ha così successo?

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(Credits: l.hutton/Flickr CC
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(Credits: l.hutton/Flickr CC

C’è chi ne ha accolto l’arrivo come una grande notizia per la salute pubblica. Raggiungere i vari Pokéstop, catturare Pokemon e covare uova richiede essenzialmente una cosa: camminare, con tutti i benefici che questo comporta. Per questo, sostiene Matt Hoffman del Texas A&M College of Nursing, Pokemon Go potrebbe essere una grande notizia per la salute pubblica. Ma non solo quella fisica, azzarda: il senso di comunità che chi gioca sperimenta, il radunare più persone, può essere un’opportunità per le interazioni sociali e per aumentare il nostro senso di appartenenza a qualcosa, con risvolti positivi per la salute emotiva e mentale.

Hoffman non è il solo a credere che Pokemon Go possa essere un’opportunità. Dall’atteso sbarco, che nel giro di pochissimo tempo ha generato traffico tale da oscurare giganti come PornHub e Tinder, i pareri degli psicologi sul tema si sono moltiplicati. C’è chi fa risalire il suo grandissimo successo al potere della nostalgia(ma vale solo per i più grandicelli questo, per quelli che ricordano i  videogiochi degli anni Novanta per intendesi), chi al fatto chePokemon Go ha così successo perché per giocarci non è necessario nulla di così particolare: basta uno smartphone con localizzazione Gps. Ma non solo: fondamentale al momento è – non così banalmente – l’effetto novità, come racconta a Wired.itLuca Mazzucchelli, vicepresidente dell’Ordine degli psicologi della Lombardia.

“Per ora Pokemon Go è soprattutto un gioco che porta la realtà aumentata sul telefonino e come tale una novità, una nuova scoperta, una moda”, spiega, “facendoci avvicinare così tanto alla realtà aumentata, sul palmo delle nostre mani, è come se ci proiettasse direttamente in uno scenario futuro che incuriosisce”.Il tutto, neanche a dirlo, amplificato dalla cassa mediatica dei social e dei giornali. Ma la novità, Mazzucchelli ne è sicuro, non è l’unico fattore in grado di spiegare un così grande successo.“Pokemon Go abbina il fattore novità con quello della grandeimmersività e ancora con la gratificazione, tutte componenti che sono sì presenti in altri giochi ma che qui si combinano con lacuriosità, il senso di esplorazione e la possibilità di condividerequanto esplorato e scoperto con gli altri giocatori”. Basti pensare, per esempio, alle mappe per trovare i Pokémon più rari o aitrucchetti per trovare sempre più mostriciattoli.

Il successo di Pokemon Go non va banalizzato. “Ci muoviamo in un mondo continuamente bombardato di notifiche, di cose da fare, di giochi e applicazioni che provano a catturare l’attenzione in modo massiccio, sviluppando una tendenza al multitasking che ci porta a frammentare i compiti da fare, col risultato che molto spesso facciamo più cose insieme sì ma male”, continua lo psicologo. Pokemon Go, in questo caso, è un’occasione, perché da solo riesce a catturare l’attenzione come poco altro. “Perché ci riesce e altri giochi no? Potremmo trasformarlo in uno strumento utile anche nel nostro campo, aiutandoci a catturare l’attenzione nelle persone con problemi, come in chi soffre di disturbi d’ansia, di fobie sociali o depressione?”, si chiede Mazzucchelli.

L’idea infatti, a quanto pare abbastanza diffusa, anche tra gli utenti, è che applicazioni come questa possano diventare uno strumento in più per entrare in contatto col le persone più schive, con quelle più isolate socialmente, aumentando le possibilità di uscite e quindi di scambio, di esplorazione di condivisione. Secondo alcuni studi infatti le persone cambiano attraverso l’esperienza, anche attraverso quella della realtà virtuale, un’idea che ha da poco partorito Cave, le stanze virtuali per lacyberterapia presso l’Istituto Auxologico italiano di Milano.

“Gli stessi aspetti del gioco che potrebbero aiutarci però potrebbero rappresentare dei rischi”, avverte però Mazzucchelli. Per esempio in chi già è isolato, l’uso di applicazioni molto coinvolgenti potrebbe aumentare il grado di isolamento, trasformando magari un isolamento fisico in un isolamento virtuale. “Per questo sono sempre più convinto che oltre all’azione di monitoraggio da parte di noi psicologi sarebbe fondamentale anche quella di affiancamento nelle fasi di progettazione dei giochi, specie quelli di realtà aumentata, per lavorare insieme agli informatici allo scopo di sviluppare dei giochi che aiutino a sviluppare il coraggio, a esternare le emozioni senza cadere nel tranello delle dipendenze”.

Ma l’opportunità non è quella sola di combattere fobie sociali, depressioni e ansia. Mazzucchelli, per esempio, è convinto che giochi come Pokemon Go potrebbero aiutare a colmare il gap tra nativi digitali e non. Banale? Non così come sembra: “Sappiamo che oggi in molti aspetti gli adolescenti battono i genitori in quanto a competenze, specie quando si tratta di tecnologia. Giochi accattivanti come Pokemon Go possono conquistare però anche i più grandi ed è qui che possono diventare un’opportunità, diventando dei punti di incontro: gli adulti possono chiedere informazioni ai più piccoli, ai figli, fino a quando il ruolo si inverte, e l’adulto ricambia quanto ha imparato, scambia la sua esperienza con i ragazzi”. Questo fa di Pokemon Go, ma se vogliamo anche diSnapchat, un modo per interconnettere le generazioni, per crearedialogo, relazioni e fiducia: tre elementi, conclude Mazzucchelli, fondamentali per educare.

Via: Wired.it

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