Perché il terremoto di Ischia ha fatto così tanti danni?

Terremoto Ischia

Terremoto Ischia

Inizialmente, si era detto magnitudo 3.6. Stima che poi è salita a 4.0 – anche se, come già spiegato, non c’è stato alcun errore: si tratta infatti di cifre relative a parametri diversi. In ogni caso, il terremoto che il 21 agosto alle 20:57 ha fatto tremare l’isola di Ischia, provocando decine di feriti e due morti, non è stato certamente fortissimo. Decisamente minore, per esempio, rispetto ai sismi che hanno colpito Amatrice il 24 agosto 2016 (magnitudo momento 6.0) e l’Aquila (magnitudo momento 6.3). Ma anche rispetto al terremoto che colpì la stessa isola di Ischia – con epicentro a Casamicciola – nel 1883, di magnitudo 5.8, che provocò oltre duemila morti. A fronte del sisma odierno, tutto sommato di moderata entità, è allora lecito e naturale chiedersi il perché di tanti danni e devastazioni: la spiegazione, stando agli esperti, è da ricercarsi in un mix di fattori che, agendo insieme, hanno amplificato gli effetti della scossa. Per comprendere meglio il fenomeno, abbiamo chiesto lumi a Gilberto Saccorotti, direttore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) – sezione di Pisa.

“Bisogna anzitutto fare una distinzione tra l’energia di un terremoto e lo scuotimento che questo provoca in superficie”, ci spiega l’esperto. “Certamente uno dei parametri migliori per quantificare l’energia è la cosiddetta magnitudo [nelle sue diverse versioni, tra cui la magnitudo Richter e la magnitudo momento, nda]. Un parametro che però, per l’appunto, misura solo l’energia: a parità di energia, è possibile avere scuotimenti del suolo molto diversi tra loro, perché entrano in gioco altri fattori”. Uno – e il più importante – di questi fattori è la geologia superficiale, ossia composizione, struttura e conformazione del terreno: “In presenza di terreni poco densi, non consolidati e molto eterogenei, per esempio terreni di ghiaia o di sabbia, lo scuotimento del suolo, a parità di energia, può variare anche di un fattore dieci. Sono sufficienti eterogeneità anche molto piccole – dell’ordine di decine di metri, per esempio, per condizionare significativamente lo scuotimento”. La geologia superficiale di Ischia è, per l’appunto, molto complessa: si tratta infatti di un’isola vulcanica, caratterizzata presumibilmente da eterogeneità molto pronunciate. Proprio in virtù di questo, un semplice confronto delle magnitudo tra sismi che avvengono in località diverse non è sufficiente a spiegare esaurientemente l’entità dei danni che si osservano in superficie.

E ancora: un altro fattore che influenza lo scuotimento al suolo è la profondità del terremoto: “Quello di Ischia può considerarsi un sisma superficiale, con ipocentro di circa 5 chilometri”, continua Saccorotti, “molto minore rispetto ai terremoti “appenninici”, tra cui quello che ha colpito il centro Italia lo scorso anno, il cui ipocentro si era attestato attorno a 10 chilometri di profondità”. Cinque chilometri che fanno molta differenza: “L’ampiezza dell’onda sismica diminuisce, in prima approssimazione, con l’inverso della distanza dall’ipocentro: per questo motivo, a parità di energia e di geologia superficiale, un terremoto che si sprigiona a 10 chilometri di profondità farà molti meno danni di un terremoto che si sprigiona a 5 chilometri di profondità”. Tra l’altro, il sisma di Ischia ha una natura diversa rispetto ai terremoti appenninici tradizionali: questi ultimi sono conseguenza del rilascio di energia accumulata da placche che sfregano tra loro, mentre il primo è di naturavulcanica, molto più complesso: “Il vulcano”, spiega ancora Saccorotti, “è un corpo rigido originatosi dalla solidificazione del magma. Una sorta di grosso peso appoggiato sulla crosta terrestre, che reagisce in modo estremamente complicato alle sollecitazioni”.

Veniamo infine, purtroppo, alle responsabilità umane. “Quello di Ischia è un territorio noto da tempo per l’elevata sismicità – tanto che la parola “Casamicciola” è entrata nel lessico corrente come sinonimo di pandemonio. Di fronte alla consapevolezza del rischio si sarebbe dovuto costruire in maniera responsabile, mettendo in sicurezza i vecchi edifici, evitando l’abusivismo e tenendo conto delle norme antisismiche. Tutte cose che sembrano essere state disattese”. Con le conseguenze che abbiamo visto.

via: Wired.it

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