Clima, al via la Cop22 in Marocco

cop22
(Credits: Takver/Flickr CC)
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(Credits: Takver/Flickr CC)

Nella notte di venerdì scorso, come in un passaggio di consegne, la Tour Eiffel a Parigi e la Torre Hassan a Rabat si sono illuminate di verde in contemporanea. Il 7 novembre, infatti, si apre in Marocco la 22esima edizione della conferenza annuale sul cambiamento climatico, o, più brevemente, Cop22, prevista dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc), portando con sé il peso di un incarico fondamentale: cominciare a mettere in pratica quello che è stato deciso lo scorso dicembre con l’accordo di Parigi sul clima, noto anche come Cop21. In particolare sono 197 i paesi coinvolti che dal 7 al 22 novembre si troveranno a Marrakech per tracciare insieme la strategia studiata lo scorso anno in Francia, e 97 di questi hanno già siglato formalmente l’accordo di Parigi, inclusi Stati Uniti, Cina, India, Brasile e anche l’Italia.

Ma cosa era accaduto lo scorso anno durante la Cop21? Per la prima volta nella storia la consapevolezza sull’impatto dei cambiamenti climatici sembrava aver finalmente raggiunto dimensioni planetarie. Per contrastare il riscaldamento globale, infatti, i governi dei 196 paesi partecipanti hanno concordato all’unanimità un patto globale in cui si impegnavano a mantenere l’aumento di temperatura inferiore ai due gradi, a non incrementare le emissioni di gas serra (anidride carbonica e metano in primis) e a versare 100 miliardi di dollari ogni anno ai paesi più poveri per aiutarli a sviluppare fonti di energia meno inquinanti.

“La Cop22 non sarà un’occasione per penalizzare i paesi che non si stanno impegnando a raggiungere gli obiettivi prefissati lo scorso anno” racconta al New York Times Sarah Ladislaw, direttore dell’Energy and National Security Program al Center for Strategic and International Studies. “La conferenza sarà più che altro un’opportunità per aiutare le nazioni che stanno avendo problemi ad attenersi all’accordo di Parigi. Non dobbiamo permettere, però, che chi ha scelto di non perseguire questi obiettivi, o ha fallito nel tentativo di raggiungerli, non sia sottoposto a una verifica minuziosa. Fortunatamente ci sono diverse organizzazioni non governative, e accademiche, che hanno creato dei loro meccanismi di verifica sugli impegni promessi dai governi lo scorso anno, e questo potrebbe agevolare il nostro compito”.

I governi di paesi come Cina e India, infatti, hanno espresso diverse preoccupazioni riguardo a eventuali sistemi di misura e verifica del loro operato, ed è per questo che un atteggiamento poco intrusivo e punitivo che rispetti la sovranità nazionale, dopo Parigi, verrà seguito anche in Marocco. Banalmente, quindi, da Marrakech ci si aspetta la mappa di chi inquina di più e di chi fatica in maggior misura ad abbattere le emissioni di gas serra. Secondo le stime Onu, infatti, servono dai 5 ai 7mila miliardi annui per raggiungere un modello di sviluppo sostenibile che sia in grado di aiutare i paesi in difficoltà, ed è per questo che l’obiettivo dei 100 miliardi annui previsti dall’accordo di Parigi potrebbe non essere sufficiente.

“Anche la Conferenza delle Parti (Cop) di quest’anno rappresenta un enorme passo in avanti per la comunità internazionale che si impegna a combattere il riscaldamento climatico” afferma il direttore generale dell’International Institute for Applied Systems Analysis (Iiasa), Pavel Kabat. “Ma allo stesso tempo dobbiamo essere consapevoli delle sfide che ci rimangono da affrontare. C’è ancora un grosso gap tra gli obiettivi fissati nell’accordo di Parigi, e l’evolversi del clima che stiamo osservando oggi”.

La Cop22, quindi, probabilmente non catalizzerà l’attenzione mediatica che si è avuta lo scorso dicembre per l’accordo di Parigi, o negli anni precedenti ancora, per Rio, Kyoto o Copenaghen, ma se avrà successo servirà a concretizzare quell’enorme operato che l’anno scorso era stato solo messo nella lista delle cose da fare.

Via: Wired.it

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