Il buco nero troppo grande per esistere nella nostra galassia

buco nero

I buchi neri ci sorprendono ancora. Dopo quello troppo piccolo per esistere oggi arriva un buco nero, al contrario, troppo grande, a detta degli scienziati. Questo oggetto, individuato da un team di ricerca internazionale, ha una massa 70 volte maggiore di quella del Sole e si trova all’interno della Via Lattea, a soli 15mila anni luce dalla Terra. I ricercatori che l’hanno scoperto, coordinati dall’Accademia delle scienze in Cina, spiegano che questo buco nero è troppo grande per esistere almeno all’interno della nostra galassia, e che il risultato apre nuove strade di ricerca nell’ambito dell’astrofisica. I risultati sono pubblicati su Nature.

Un buco nero enorme

I ricercatori, fra cui anche l’italiano Mario Lattanzi dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), hanno chiamato il buco nero Lb-1, dal nome del loro gruppo di ricerca. Lb-1 è un buco nero stellare, ovvero generato dal collasso gravitazionale di una stella massiccia, pari almeno a 20 masse solari. Secondo gli attuali modelli teorici, un buco nero prodotto in questo modo dovrebbe misurare al massimo circa 20 masse solari. Invece, siamo davanti a un oggetto di ben 70 masse solari. “Buchi neri di questa massa non dovrebbero neanche esistere nella nostra galassia”, chiarisce Jifeng Liu, primo autore del paper, che ha coordinato lo studio, “secondo la maggior parte degli attuali modelli sull’evoluzione delle stelle”.

Un telescopio “super”

Arrivare a questa scoperta non è stato semplice. Gli scienziati hanno utilizzato un telescopio chiamato Lamost dell’osservatorio Xinglong in Cina, che studia la presenza di stelle che orbitano attorno a un oggetto invisibile. Questo strumento non rileva la presenza dei buchi neri attraverso lo studio dei raggi X, come fa la maggior parte dei telescopi, ma si basa su particolari tecniche di ottica adattiva che consentono di scoprire corpi altrimenti difficilmente rilevabili.

Dal buco nero alle onde gravitazionali

Ora gli astronomi dovranno spiegare come sia possibile che un buco nero così grande sia presente nella nostra galassia. Ancora non ci sono risposte. Ma aver identificato questo corpo celeste è già un passo importante per capire meglio come funzionano i buchi neri. “Questa scoperta”, spiega David Reitze, direttore dell’interferometro Ligo, lo strumento che ha rilevato la prima prova diretta delle onde gravitazionali, insieme a Virgo, “ci spinge a riesaminare i nostri modelli di come si formano i buchi neri di massa stellare”.

Già perché questo dato apre nuove strade di studio anche nell’ambito delle onde gravitazionali. “Questo risultato significativo – aggiunge Reitze – insieme al rilievo, negli scorsi 4 anni, di collisioni di buchi neri binari, mette in luce una nuova comprensione dell’astrofisica dei buchi neri”. Insomma, probabilmente è l’inizio di una nuova epoca di studi dei buchi neri enormi nella Via Lattea.

Crediti immagine: YU Jingchuan, Beijing Planetarium, 2019. Rappresentazione artistica del buco nero Lb-1, il gas proveniente viene inghiottito nel buco nero.

Riferimenti: Nature

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