Aerosol ad alta quota

Piccole gocce di materiale solido o liquido (aerosol) si formano frequentemente anche vicino all’Himalaya, a oltre cinquemila metri di quota, a causa dell’inquinamento che proviene da tutta l’Asia meridionale. La loro presenza potrebbe trattenere più calore in atmosfera e dunque rendere irregolare il ciclo dei monsoni e, più in generale, modificare il clima e accelerare lo scioglimento dei ghiacciai della zona. Lo indica uno studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Science (Pnas) che ha visto coinvolti i ricercatori dell’Università Blaise Pascal (Francia) e quelli dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima (Isac-Cnr) di Bologna. Precedentemente il limite cui si pensava di potesse formare l’aerosol era fissato a circa 3.500 metri.

Gli scienziati hanno misurato per sedici mesi la distribuzione e la dimensione delle particelle presenti nell’atmosfera, a 5.079 metri sul livello del mare, nella Valle del Khumbu in Nepal. Le sostanze inquinanti da cui nasce l’aerosol proverrebbero dalle regioni densamente popolate, come India, Pakistan, Cina, e Nepal, e sarebbero trasportate fino alla catena himalayana, dove interagirebbero con l’aria pulita della troposfera. Qui, ogni giorno dalle nove di mattina e per circa tre ore, i ricercatori hanno riscontrato la formazione di particelle di dimensioni nanometriche (circa un milionesimo di millimetro) che si aggregavano e crescevano di diametro.

Tra le cause della formazione di aerosol, gli autori ipotizzano un ruolo importante della combustione domestica del legno per generare calore, anche se ulteriori studi devono confermarlo. I risultati dello studio potrebbero essere utili per sviluppare modelli più precisi dell’atmosfera, così da prevedere i cambiamenti climatici nelle zone più a rischio dell’Asia del Sud. (s.m.)

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