Due bidoni di rifiuti tossici sono stati consegnati questa mattina al Ministero dell’Ambiente. Erano accompagnati da due striscioni: “Rifiuti tossici italiani: rispediti al mittente!” e “Italia, riprenditi i tuoi rifiuti”. Un gesto simbolico organizzato da Greenpeace per attirare l’attenzione su uno scandalo di 15 anni fa. Quando vennero trovati sulle spiagge del nord della Turchia 367 barili, adesso custoditi in alcuni depositi nelle località di Sinop e di Samsun. Erano solo una piccola parte di un carico la cui provenienza all’epoca era sconosciuta. Le indagini effettuate dall’associazione hanno svelato il mistero: due ditte italiane, la Piattaforma ecologica industriale s.r.l. di Venezia e la Sirteco s.r. di Agrate, in Brianza, dovevano raccogliere e trasferire i rifiuti in Romania, dove sarebbero stati inceneriti. I barili che contenevano idrocarburi, residui di cloro e metalli pesanti, furono, invece, gettati nel Mar Nero, sui cui fondali probabilmente giace ancora buona parte del carico. E oggi in una conferenza stampa a Instabul, Greenpeace ha presentato un dossier con i nomi delle aziende colpevoli, delle navi utilizzate per il trasporto, delle autorità responsabili. “Attendiamo ancora dal Ministero dell’Ambiente la ratifica del Protocollo sui rifiuti pericolosi della Convenzione di Barcellona”, ha detto Vittoria Polidori, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace. (d.d.v.)
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