Alla ricerca del Dna perduto

Sequenziare il genoma dell’uomo di Neanderthal entro due anni. Questo l’ambizioso progetto dei ricercatori del Max Planck Institute (Germania) e del 454 Life Science Corporation (Usa). Il programma di ricerca, che mira a ottenere almeno una prima bozza della sequenza genomica dei nostri ‘cugini’ estinti, è stato annunciato il 20 luglio a Bonn, durante il 15° anniversario della scoperta del primo Neanderthal nella valle di Neander, vicino Düsseldorf.

Fino al 26 luglio, gli esperti faranno il punto sulle attuali conoscenze e cercheranno di coordinare i loro lavori. “La contaminazione ha spesso reso molto difficile il lavoro degli antropologi” spiega Svante Paabo, direttore del dipartimento di genetica del Max Planck Institute. Il Dna dei batteri e dei funghi che degradano i tessuti molli, infatti, si mischia con quello dell’“ospite” e lo riduce in briciole. Ma nuove tecniche, che permettono di estrarre Dna dalle ossa fossili, forniranno materiale genetico pulito su cui lavorare.

Il team tedesco ha già sequenziato circa un milione di coppie di basi di un esemplare di 38 mila anni fa ritrovato n Croazia, ma l’intero genoma ne comprende circa 3 miliardi. Il Dna degli scimpanzé è già pronto per essere comparato con quello dei Neanderthal e il National Human Genome Research Institute (Usa) ha le sequenze di ciascuno dei principali rappresentanti dell’albero evolutivo dei primati (macaco, orango, gorilla, gibbone).

I risultati del nuovo progetto potrebbero far luce sull’evoluzione della nostra specie e sui cambiamenti genetici che hanno reso l’uomo moderno in grado di lasciare l’Africa e diffondersi nel mondo, circa 100 mila anni fa. (t.m.)

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