Alle origini del tempo

Osservare l’inizio del tempo grazie a precise misurazioni. E’ quello che presto potremmo fare secondo Craig Hogan, un cosmologo dell’Università di Washington. Che, su Science, presenta una sorta di “fotografia” dell’universo a pochi istanti dal Big Bang, la “grande esplosione”, avvenuta tredici milioni di anni fa. La radiazione emessa durante quell’evento è così debole che, prima di essere riconosciuta, nel 1965, era stata considerata un rumore di fondo da scartare durante le rilevazioni. Ma Hogan si è concentrato proprio su questa radiazione di fondo, e ne ha tracciato una “mappa”, servendosi dei dati che da dieci anni vengono inviati dal satellite Cobe (Cosmic Background Explorer) della Nasa. Nello stesso articolo Hogan annuncia altri possibili risultati dello studio. Cobe, infatti, potrebbe fornire informazioni sul gravitone, una particella che non è stata ancora osservata, ma che viene ricercata dagli astrofisici di tutto il mondo perché la sua esistenza consentirebbe finalmente di spiegare all’interno di una teoria unificata i quattro tipi di forze presenti in natura: gravitazionale, elettromagnetica, interazione forte e debole. (m.c.)

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