Il Viagra potrebbe ridurre il rischio di Alzheimer del 69%

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Immagine via Pixabay

Il Viagra, la pillola blu, potrebbe fornire una protezione contro l’Alzheimer. Lo dimostra uno studio statistico della Cleveland Clinic negli Stati Uniti, che ha esaminato i dati di più di 7 milioni di persone. L’assunzione del farmaco sildenafil – ovvero il Viagra – abbasserebbe il rischio di sviluppare questa forma di demenza (la più diffusa) ben del 69%. La ricerca, pubblicata su Nature Aging, è retrospettiva, ovvero analizza a posteriori informazioni già raccolte. Dunque, l’indagine non nasce specificamente con lo scopo di studiare il legame fra Viagra e Alzheimer e non individua pertanto un nesso di causa-effetto, ma descrive soltanto un fenomeno statistico. In ogni caso il risultato apre un’interessante prospettiva di ricerca, tenendo conto che non abbiamo ancora una cura per l’Alzheimer anche se gli scienziati continuano a compiere piccoli passi in avanti.

Quanto servono i big data

Gli autori hanno incluso le informazioni di ben 7,23 milioni di persone. I più recenti studi sull’Alzheimer hanno dimostrato che l’interazione fra le proteine beta amiloide e tau – entrambe coinvolte – ha un forte ruolo nella malattia, più dell’azione delle due proteine prese singolarmente. Gli autori si sono concentrati dunque sulla relazione fra amiloide e tau e sui farmaci che avrebbero potuto intervenire in questo meccanismo. Che non sono pochi: gli scienziati hanno hanno studiato gli effetti sull’Alzheimer di oltre 1.600 farmaci assunti dai partecipanti. Per farlo, hanno integrato dati genetici e altre informazioni biologiche dei partecipanti attraverso simulazioni computazionali. Il tutto li ha portati a mappare 13 diversi “endofenotipi” di Alzheimer, ovvero modelli della malattia, con determinate caratteristiche genetiche e biologiche. Si tratta di un esempio, come raccontano gli esperti in cui i big data sono a servizio della medicina di precisione.

Viagra e Alzheimer, forse c’è un legame

Gli autori hanno eliminato tutti i fattori che avrebbero potuto influenzare il risultato, come sesso ed età. L’analisi è servita a individuare una possibile relazione, per ora statistica, fra somministrazione del Viagra e una più bassa incidenza di Alzheimer. che questo medicinale risulta collegato (almeno potenzialmente) a benefici anche in altre . In questo caso prescrizione del farmaco è stata “associata in maniera significativa” a una riduzione del 69% rischio di sviluppare la malattia, si legge nel testo, a distanza di 6 anni di follow-up. La stima emerge da un confronto con i dati sullo stato di salute di persone che non avevano assunto il Viagra.

Ma sildenafil vince il confronto anche con altri medicinali. In particolare, il rischio di Alzheimer è più basso del 55% rispetto a losartan (usato nell’ipertensione e nell’insufficienza cardiaca). Cala poi del 63% e del 64% rispetto a metformina e glimepiride (usati nel diabete 2 e non solo) e, ancora, del 65% se comparato con diltiazem (benzoTiazepina usata ad esempio nell’ipertensione). Ma non è tutto. Da prime indagini in modelli in vitro, inoltre, sildenafil ha promosso la crescita degli assoni (parti dei neuroni). Inoltre ha ridotto l’espressione della proteina tau fosforilata.

Ma ancora non c’è un nesso di causa-effetto

Tuttavia, gli autori stessi richiamano alla cautela. Per come è costruita, la ricerca non può dimostrare che l’uso di un farmaco è causa di una riduzione del rischio di Alzheimer. Certamente delinea una strada da percorrere, attraverso strumenti idonei, quali trial clinici randomizzati controllati, per capire meglio se e qual è il ruolo del Viagra. Sperando in futuro di aumentare le strategie di prevenzione da poter utilizzare.

Riferimenti: Nature Aging