Alzheimer, 21 strategie per ritardare e prevenire la malattia

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(immagine: Sabine van Erp via Pixabay)

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) circa 50 milioni di persone nel mondo soffrono di demenza, con 10 milioni di nuove diagnosi ogni anno. La malattia di Alzheimer è la forma di demenza più comune e si stima costituisca il 60-70% dei casi. Un quadro che da decenni preoccupa gli esperti di salute pubblica che prevedevano un aumento di questa condizione di pari passo con l’invecchiamento della popolazione, soprattutto in Occidente. Eppure alcune recenti ricerche hanno evidenziato come il trend non sia così marcato, forse per via dell’adozione di misure preventive e del miglioramento dello stile di vita.

Ma quali sono davvero i fattori di rischio? E in che misura si può prevenire (o ritardare) la malattia di Alzheimer? Non è semplice dare delle risposte, ma i ricercatori della Fudan University in Cina ci hanno provato realizzando una metanalisi di 395 studi, i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of Neurology, Neurosurgery & Psychiatry: ci sarebbero più di 10 fattori di rischio associati in modo significativo alla demenza di Alzheimer e 21 misure da adottare per cercare di diminuire il loro impatto.

Lo studio sui fattori di rischio

Parlare di prevenzione della malattia di Alzheimer non è affatto facile, soprattutto perché gli studi presenti in letteratura sono difficili da interpretare (gli studi osservazionali non possono dare chiare indicazioni di relazioni causa-effetto) oppure hanno limitazioni metodologiche che impediscono di generalizzare le conclusioni (come per gli studi randomizzati controllati).

Stabilendo opportuni criteri, però, i ricercatori cinesi hanno selezionato 395 ricerche presenti in letteratura e le hanno analizzate estrapolando una lista di fattori di rischio associati in modo più o meno forte con lo sviluppo della malattia. Tra i fattori di rischio più significativi sono emersi il diabete, l’elevato indice di massa corporea in età avanzata, l’ipertensione già alla mezza età ma anche la bassa pressione, i traumi cranici, lo stress, la depressione, la scarsa attività cognitiva, il basso livello di istruzione.

21 suggerimenti per prevenire l’Alzheimer

In base ai risultati della loro metanalisi gli scienziati hanno anche elaborato 21 suggerimenti, fondati dunque sulle prove scientifiche disponibili finora, che ritengono debbano essere implementati nella pratica clinica per prevenire o ritardare la malattia di Alzheimer.

L’idea generale, comunque, è quella di cercare di mantenersi in salute il più a lungo possibile facendo attenzione al proprio stile di vita. Così bisognerebbe, per esempio, adottare misure per prevenire diabete, ipertensione, eccesso di colesterolo cattivo, evitare traumi cranici, controllare lo stress e trattare la depressione.

Particolare importanza, poi, viene data al ruolo dell’istruzione nella prima infanzia, che dovrebbe formare le capacità cognitive – capacità che dovrebbero essere stimolate, allenate, per tutta la vita attraverso attività come la lettura.

Rilevanti, anche se le prove sarebbero un po’ più deboli, l‘esercizio fisico e il sonno che dovrebbe essere sufficiente e di buona qualità, un peso corporeo nella norma, la buona salute cardiaca e la presenza di vitamina C nella dieta. Evitare il fumo fa bene anche in questo caso.

Non ci sono invece evidenze di efficacia preventiva per due trattamenti farmacologici che si ritiene possano aumentare la comunicazione tra le cellule nervose, ossia la terapia sostitutiva con estrogeni e l’assunzione di inibitori dell’acetilcolinesterasi. Questi pertanto sono sconsigliati dagli autori.

Lo studio non ha ovviamente la pretesa di essere né esaustivo né conclusivo, e gli autori, anzi, ne sottolineano i limiti. Auspicano inoltre l’attuazione di ulteriori studi prospettici osservazionali e di studi randomizzati controllati, indispensabili per rafforzare la base di prove scientifiche raccolte e scoprire approcci più promettenti per prevenire la malattia di Alzheimer.

Fonte: Journal of Neurology, Neurosurgery & Psychiatry

Immagine: Sabine van Erp via Pixabay