Amazzonia, la foresta brucia ancora (e sempre di più)

Amazzonia

Dal Sudamerica arrivano cattive notizie. E non parliamo solo degli effetti della pandemia di Covid-19, che sta flagellando il continente, complici politiche di contenimento non esattamente appropriate, per usare un eufemismo. Ci riferiamo anche agli incendi, che sono tornati a colpire la foresta dell’Amazzonia con violenza inusitata, a causa dell’arrivo della stagione secca e di un minore controllo da parte delle autorità, le cui attenzioni, in questo momento, sono concentrate sugli effetti del coronavirus. La Bbc riporta che, nel mese di giugno, gli incendi sono aumentati del 20% circa, l’incremento più alto degli ultimi 13 anni. Il che lascia presagire che il 2020 sarà ancora più funesto dell’anno passato, quando il tasso di deforestazione a causa degli incendi, stando ai dati diffusi dall’Istituto nazionale per la ricerca spaziale del Brasile (Inpe), si attestò al ritmo pazzesco di circa 3 ettari al minuto.

Immagine: Firms/Nasa

Ed è stata proprio l’Inpe a lanciare di nuovo l’allarme, segnalando nel mese di giugno un totale di 2248 nuovi focolai; a giugno 2019 ce n’erano stati 1880. Niente lascia presagire che le cose possano migliorare: stando a quel che dicono gli esperti e alle serie storiche del passato, gli incendi generalmente aumentano di intensità nei mesi di luglio, agosto e settembre: “Non possiamo permettere”, dice Mauricio Voivodic, direttore esecutivo del Wwf in Brasile, “che la situazione del 2019 si ripeta”, puntando il dito contro il governo, responsabile di uno scarso controllo della situazione. Dello stesso tenore il commento di Anna Jones, responsabile delle foreste di Greenpeace: “Questi incendi non sono un caso. Il presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, non ha fatto nulla per scoraggiare gli allevatori e i land grabber a smettere di disboscare l’Amazzonia. Nonostante la pandemia di Covid-19, la deforestazione è aumentata vertiginosamente e ora vediamo degli incendi deliberatamente accesi per liberare la terra per far spazio all’agricoltura industriale. Questo è solo l’inizio. Nei prossimi mesi, a meno di un intervento deciso da parte delle autorità, è probabile che gli incendi aumentino e inghiottano vaste aree forestali, mettendo in pericolo la vita delle popolazioni indigene, della fauna selvatica e peggiorando la crisi climatica a livello globale”.

I dati dell’Inpe raccontano inoltre che la deforestazione è aumentata del 34% nei primi cinque mesi dell’anno rispetto al 2019; complessivamente, i nove paesi amazzonici hanno perso il 10% della copertura forestale in 34 anni. Nel 1985 la foresta contava circa 72 milioni di ettari; oggi sono più o meno 65: una perdita pari a tutto il territorio del Cile. È tempo di invertire la rotta, alla svelta.