Ancora silenzio da Envisat

Sono passati già dieci giorni da quando Envisat, uno dei più importanti satelliti scientifici, ha interrotto le comunicazioni con l’ Agenzia spaziale europea (Esa). E le speranze di ristabilire il contatto sono sempre più fioche, come riporta NewScientist. Se Envisat è davvero perduto, avremo un bel buco in diverse serie di dati climatici e ambientali, perché i sostituti – i 5 satelliti Sentinel che dovranno monitorare al suo posto il pianeta Terra – non saranno pronti prima di qualche anno, nella migliore delle ipotesi. 

Le cause del silenzio sono ancora sconosciute. Secondo quanto ha riportato Henri Laur dello European Space Research Institute di Frascati (Roma), è probabile che il problema sia l’alimentazione del sistema di comunicazione; Envisat sarebbe dovuto entrare in modalità provvisoria, ma qualche altra cosa deve essere andata storta. C’è poco da sorprendersi: la sonda ha 10 anni ed era stata progettata per durarne 5, motivo per cui le previsioni non sono delle più rosee. “ Le possibilità di ripresa sono basse, ma finché ce ne sarà anche una sola, continueremo a provare”, ha detto Laur. 

Veniamo ai guai degli scienziati alle prese con la raccolta dei dati. Envisat è il più importante dei loro punti di osservazione, a 800 chilometri di altitudine. Alcuni dei suoi 10 strumenti, come gli altimetri dedicati al monitoraggio del livello degli oceani, si trovano anche su altri satelliti, è vero. Ma chi crede che questo risolva il problema si sbaglia, perché la ridondanza è fondamentale. Le rilevazioni, infatti, non sempre sono corrette, motivo per cui è necessario che le stesse informazioni siano raccolte da strumenti indipendenti, confrontate e validate. Tornando agli altimetri: dai quattro di partenza siamo già scesi a due, visto che anche il satellite franco-americano Jason-1, che ne trasportava uno, ha cominciato a perdere colpi diversi mesi fa. Questo significa che i numeri saranno meno affidabili e la qualità degli studi ne risentirà. 

La situazione si protrarrà almeno fino alla fine del 2013, quando dovrebbe essere lanciato il primoSentinel. Il condizionale è d’obbligo: i satelliti, che fanno parte del programma Global Monitoring for Environment and Security, sono pronti (l’1, il 3 e il 5, in particolare, faranno le veci di Envisat), ma non è certo che l’Unione europea abbia i fondi per gestirli, secondo quanto ha riportato anche la Bbc

Anche se i tempi venissero rispettati, è chiaro che rimarremo per un bel po’ senza qualche occhio speciale da cui controllare le perdite di petrolio, lo scioglimento dei ghiacciai, lo strato di ozono, le concentrazioni di gas serra, e così via. “ Questo è il risultato di un fallimento collettivo a parte della comunità scientifica e dei politici. Raramente accade che i vecchi satelliti siano sostituiti per tempo”, ha osservato Laur.

via wired.it

Credit immagine: Esa

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