Ambiente

Api di città, la vita è più dura per le femmine

Meno fiori, temperature mediamente più alte, poche e frammentate isole verdi: sono le sfide che le api di città si trovano ad affrontare rispetto alle loro “cugine di campagna”, nate e e cresciute in ambienti più naturali. E purtroppo a risentire delle difficoltà della vita cittadina sono soprattutto le api di sesso femminile. Lo ha scoperto un gruppo di ricercatori dell’Università del Michigan, osservando come cambia il rapporto numerico tra i due sessi nelle api selvatiche, mentre ci si sposta gradualmente dalla campagna alla città.

Api di campagna e api di città

Per lo studio sono state catturate 3.336 api selvatiche di 143 specie, prelevate in aree più o meno urbanizzate nel territorio del Michigan (USA). Nelle aree urbane, le femmine di dimensioni medio-grandi che nidificano a terra sono risultate le più colpite, e sono superate in numero dai maschi della stessa specie. Un maggior tasso di urbanizzazione si accompagna a una progressiva riduzione delle femmine , mentre il numero dei maschi rimane uguale.

Il problema interessa solo le api che nidificano a terra: le specie che depongono le uova all’interno di cavità, infatti, risultano anche più numerose nelle città, ricche di anfratti potenzialmente adatti alla costruzione del nido.

Perché l’urbanizzazione penalizza le femmine

Lo studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports, elenca le possibili cause di questa vulnerabilità, ma anche le conseguenze ecologiche dello sbilanciamento numerico tra i sessi che si verifica nella api di città.

Una spiegazione, ipotizzano i ricercatori, potrebbe essere che le specie che depongo uova a terra abbiano particolari difficoltà a barcamenarsi tra l’asfalto e il cemento cittadini, al contrario dei loro compagni maschi. È una questione di comportamento. Le “isole verdi” cittadine sono spesso lontane tra loro o separate da strade e palazzi, e in questo ambiente frammentato, il segreto è spostarsi . Ma se i maschi sono “avventurieri”, percorrono anche lunghe distanze in cerca di partner e cibo, le femmine, sono più stanziali: impegnate nelle cure genitoriali, non si allontanano mai troppo dal nido. In condizioni naturali, ovviamente, è un comportamento sensato. Ma in città rappresenta un vero e proprio handicap nei confronti dei maschi che, spingendosi più lontano, hanno maggiori probabilità di procacciarsi risorse e sopravvivere.

Un’altra spiegazione potrebbe essere la scarsità di polline e nettare disponibile nelle aree urbane rispetto alla campagna. Nelle api, infatti, il sesso della prole è determinato anche dall’abbondanza di cibo, e in particolare il concepimento di figlie femmine richiede un investimento di risorse maggiore. Una minore disponibilità di nutrienti decreta quindi la nascita di più maschi.

Un’altra minaccia per le api selvatiche

L’impatto dell’urbanizzazione sulla sex ratio delle api selvatiche non è affatto trascurabile. Per i maschi in soprannumero, la ricerca di una compagna diventerà sempre più ardua, minacciando la capacità riproduttiva dell’intera specie. Ma anche il ruolo delle api come insetti impollinatori potrebbe risentirne: maschi e femmine si cibano da fiori diversi e trasferiscono il polline in maniera più o meno efficace. La sopravvivenza della comunità dipende da entrambi.

L’antropizzazione intensiva del territorio, dunque, danneggia le api non solo perché distrugge il loro habitat, ma anche perché altera equilibri delicati tra i due sessi; un aspetto fino ad ora sottostimato, ma che contribuisce fortemente al declino delle popolazioni selvatiche.

Riferimenti: Scientific Reports

Articolo prodotto in collaborazione con il Master SGP di Sapienza Università di Roma

Erika Salvatori

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