Salute

Malattie cardiache, la cura verde che salva la vita

Cosa c’è di più salutare che stare all’aria aperta e fare lunghe passeggiate per i viali alberati, parchi e giardini delle nostre città? Sì, perché le aree verdi sono grandi alleate della nostra salute, e in particolare quella del cuore. A confermarne nuovamente l’importanza è oggi di uno studio presentato durante l’American Heart Association Scientific Sessions 2020 dai ricercatori della University of Miami Miller School of Medicine e del Jackson Memorial Hospital, secondo cui aumentare le aree verdi nelle metropoli può migliorare la qualità dell’aria e ridurre, di conseguenza, i decessi dovuti alle malattie cardiovascolari. “Abbiamo scoperto che una maggiore disponibilità di aree verdi e qualità dell’aria sono associate a un minor numero di morti per malattie cardiache”, commenta William Aitken, tra gli autori dello studio.

I decessi per l’inquinamento

L’inquinamento atmosferico rappresenta uno dei più gravi problemi di salute pubblica. Secondo le stime di un recente report svolto dall’Agenzia europea dell’ambiente (Eea), l’inquinamento atmosferico è la prima causa di morti premature in Europa, con circa 400mila decessi ogni anno (pari a una persona su otto). In particolare, riporta l’agenzia, circa 255mila morti sono associati alle neoplasie, 135mila a malattie cardiache, 81mila a patologie respiratorie, in particolare alla broncopneumopatia cronica ostruttiva, e circa 50mila a ictus. Non solo: l’inquinamento atmosferico, secondo una sempre crescente mole di ricerche, sarebbe associato anche a un aumento della mortalità per coronavirus. Per esempio, un leggero aumento degli agenti inquinanti, di circa un microgrammo per metro cubo, è associato a un incremento del tasso di mortalità per Covid-19 dell’11% nelle aree prese in esame, secondo uno studio pubblicato su Science Advances.

Lo studio

Per poter dimostrare che la vegetazione riduca i decessi per malattie cardiache, i ricercatori del nuovo studio si sono serviti dell’Indice di vegetazione normalizzato (Ndvi), valore che indica la presenza di aree verdi sulla superficie terrestre in base al rapporto tra le lunghezze d’onda della luce solare visibile, che la clorofilla assorbe, e del vicino infrarosso, che invece viene riflessa (misurate tramite le immagini satellitari della Nasa). Servendosi di questo valore e di altri parametri, i ricercatori sono riusciti a misurare quello che in inglese viene chiamato greenness (in italiano, verde ambientale), ossia la misura della presenza della vegetazione (alberi, arbusti e prati) in diverse contee degli Stati Uniti. Successivamente hanno confrontato questo valore con i dati sulla qualità dell’aria provenienti dell’Agenzia per la protezione ambientale e i tassi di mortalità nazionali dell’Interactive Atlas of Heart Disease degli statunitensi Centers for Disease Control and Prevention.

Più aree verdi, meno decessi

Dalle analisi, i ricercatori hanno osservato che per ogni 0,10 unità di aree verdi in più (misurate con l’Ndvi) il tasso di mortalità per malattie cardiache è diminuito di 13 decessi ogni 100mila individui. Mentre per ogni aumento di un microgrammo di particolato (Pm 2,5)per metro cubo d’aria, la mortalità è aumentata di circa 39 decessi ogni 100mila persone. “Abbiamo scoperto che le aree con una migliore qualità dell’aria presentano un valore più elevato di vegetazione che, a sua volta, è correlato a un minor tasso di decessi per malattie cardiache”, ha commentato Aitken. Questi risultati, quindi, suggeriscono la promozione di interventi negli ambienti urbani, come piantare alberi per aumentare la vegetazione, al fine di migliorare la salute del cuore. “Visti i potenziali benefici cardiovascolari, è importante che le strategie per migliorare la salute e la qualità della vita includano anche politiche ambientali che supportano l’aumento delle aree verdi”.

Riferimenti: American Heart Association

Credits immagine di copertina: Brienna Scott/Unsplash

Marta Musso

Laureata in Scienze Naturali alla Sapienza di Roma con una tesi in biologia marina, ha sempre avuto il pallino della scrittura. Curiosa e armata del suo bagaglio di conoscenze, si è lanciata nel mondo del giornalismo e della divulgazione scientifica. “In fin dei conti giocare con le parole è un po' come giocare con gli elementi chimici”.

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