Abbiamo visto il buco nero al centro della Via Lattea: ecco l’immagine di Sagittarius A*

buco nero
(Foto: EHT Collaboration)

Finalmente abbiamo la prima immagine di Sagittarius A*, il buco nero supermassiccio al centro della nostra galassia, la Via Lattea. Lo annunciano in una conferenza stampa i ricercatori del progetto Event horizon telescope (Eht), dello European southern observatory (Eso), che già nel 2019 avevano mostrato al mondo la prima immagine di un buco nero, M87. A distanza di tre anni da quel giorno, stavolta gli astrofisici hanno contribuito a chiarire i dettagli dell’oggetto massiccio che si trova al centro della nostra galassia e la cui l’esistenza finora era stata solo ipotizzata. La nuova immagine e le osservazioni fatte grazie ai dati dei radiotelescopi di Eht, pubblicati giovedì 12 maggio su una serie di articoli sulla rivista The Astrophysical Journal Letters, forniscono la prima prova visiva diretta dell’esistenza di Sagittarius A*

Era il 10 aprile 2019 quando veniva presentata l’immagine ritraente l’ombra e l’orizzonte degli eventi di M87, buco nero situato al centro della galassia Messier 87, a 55 milioni di anni luce dalla Terra. Era la prima volta che veniva presentata la prova, sperimentale e diretta, dell’esistenza di un buco nero. Adesso, a distanza di tre anni, nel quartier generale dell’Eso, a Garching, in Germania, i ricercatori impegnati nel progetto Eht hanno finalmente svelato la prima immagine, a lungo inseguita, di Sagittarius A*, il buco nero supermassiccio al centro della nostra galassia, la cui esistenza è stata ipotizzata dalla scoperta di stelle che si muovevano intorno a un corpo invisibile, compatto e molto massiccio al centro della Via Lattea, ma che finora non era stata confermata da prove dirette.


Messier 87: abbiamo scattato la prima foto di un buco nero

Come abbiamo catturato la prima immagine di un buco nero


Sagittarius si trova a circa 27 mila anni-luce dalla Terra, in direzione della costellazione del Sagittario e ha una massa pari a 4,3 milioni di volte quella del Sole. Un corpo relativamente piccolo, se paragonato a M87, di dimensioni superiori a 6 miliardi di masse solari. Non solo: il buco nero è oscurato da una nuvola di polvere e gas, che rende particolarmente difficile lo studio. Per osservarlo, quindi, è servito impiegare tutte le risorse dell’Eht, che comprende le strumentazioni di otto osservatori radio-astronomici in tutto il mondo, per creare un unico telescopio virtuale dalle dimensioni del pianeta Terra. Eht ha catturato immagini di Sagittarius A* per diverse notti nell’aprile 2017, raccogliendo dati per molte ore di seguito, in maniera simile a quanto si fa con le fotografie a lunga esposizione. Cruciale per raggiungere questo risultato è l’Atacama large millimeter/submillimeter array (Alma), il più potente radiotelescopio esistente al mondo, che si trova nel deserto di Acatama, in Cile. 

Confrontare due buchi neri

Alla fine, gli sforzi sono valsi a un risultato eccezionale. Rielaborando i dati di Eht, gli astronomi sono riusciti a immortalare l’ombra e l’orizzonte degli eventi di Sagittarius A, che appaiono simili a quello di M87: una specie di ciambella luminosa, un anello di gas e polvere che emette radiazioni estreme. I buchi neri sono estremamente difficili da individuare perché, assorbendo tutta la luce intorno a loro, appaiono completamente invisibili, se non per l’orizzonte degli eventi, ovvero il punto in cui le radiazioni elettromagnetiche non possono più sfuggire alla forza gravitazionale esercitata dal buco nero stesso. 

“Le osservazioni forniscono ulteriore supporto al fatto che lo spaziotempo nell’intorno dei buchi neri è descritto da soluzioni della relatività generale, indipendentemente dalla loro massa”, concorda Mariafelicia De Laurentis, membro del consiglio scientifico e coordinatrice del gruppo di Gravitational Physics di Eht.

Avere accesso a immagini di due buchi neri di dimensioni diverse offre una grande opportunità per comprendere meglio le somiglianze e differenze. Non solo: grazie a dati derivanti da Eht, i ricercatori hanno iniziato a studiare il comportamento dei gas attorno ai buchi neri, in quanto si ritiene sia un processo chiave nella formazione e nelle evoluzione delle galassie.

Via Wired.it