Covid, quanti sono gli asintomatici in Italia?

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(Foto: Gabriella Clare Marino on Unsplash)

Il 95% delle persone positive al coronavirus è asintomatico“. È questa la frase pronunciata più volte nei giorni scorsi dal virologo Giorgio Palù, professore ordinario di Microbiologia e virologia all’Università di Padova. E che ha generato non poche polemiche. I dati ufficiali, infatti, raccontano una realtà diversa, ed esattamente che attualmente la percentuale degli asintomatici in Italia si aggira intorno al 58%.

Secondo le informazioni diffuse negli ultimi bollettini dell’Istituto superiore di sanità (Iss), gli attualmente positivi nel nostro Paese sono quasi 236mila, con un incremento dal giorno precedente di oltre 17mila nuovi casi e 141 decessi. I ricoverati in terapia intensiva sono oltre 1.200, con un aumento in 24 ore del 6,29%, mentre i ricoverati con sintomi sono oltre 12mila, con l’8,25% (991 casi) in più rispetto al giorno precedente. In isolamento domiciliare, infine, ci sono 222.403 positivi, con 13mila (6,4%) persone in più rispetto al giorno prima. Fin qui, i dati ufficiali e quelli riportati in diverse occasioni da Palù combaciano.

L’errore, o forse l’inesattezza, che ha generato la polemica sta nel dato relativo agli asintomatici, che a detta dell’esperto sarebbero circa il 95%. Invece, da quanto di apprende leggendo l’aggiornamento dell’Iss sul coronavirus, relativo al 20 ottobre scorso, risulta essere asintomatico il 58% dei casi. A questi si aggiunge il 14,2% paucisintomatico, il 19,9% con sintomi lievi. E ancora, il 6,6% con sintomi severi e lo 0, 7% con un quadro clinico critico.

Nell’intervista che ha dato il via alla polemica, rilasciata al Corriere nei giorni scorsi,Palù aveva riportato, sbagliando, che il 95% dei positivi al coronavirus è asintomatico. E in un suo recente intervento televisivo a Quarta Repubblica, l’esperto (forse aggiustando il tiro) ha affermato che al di fuori delle strutture ospedaliere il 95% delle persone è asintomatico o paucisintomatico. “Queste persone se ne possono stare a casa, la lezione di marzo avrebbe dovuto evitare l’affollamento degli ospedali”, commenta l’esperto. “In questo modo portiamo via cure necessarie a patologie che hanno una mortalità ben più elevata”. Presumibilmente, quindi, in quella percentuale, a prima vista errata e fuorviante, Palù, in modo errato, potrebbe aver incluso tutte le persone positive al coronavirus non tanto asintomatiche,ma piuttosto che non necessitano di un ricovero in ospedale.

Via: Wired.it

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Credits immagine di copertina: Gabriella Clare Marino on Unsplash