Aveva ragione Marina Confalone, la famosa mamma Lina del film Parenti serpenti, quando ammoniva il figlio sui pericoli legati all’alimentazione nei fast food. Correva l’anno 1992 e da allora, in barba alle raccomandazioni di mamme e medici, il consumo di hamburger e patatine fritte non è affatto diminuito. Un nuovo studio internazionale pubblicato sulla rivista Thorax, oggi, rincara la dose: assumere in modo continuativo (cioè più di tre volte a settimana) cibi da fast food aumenta significativamente in bambini e adolescenti il rischio di asma, rinocongiuntiviti ed eczemi.
Il lavoro, condotto da un’équipe internazionale di scienziati provenienti da università e ospedali di tutto il mondo, rappresenta la terza fase dell’ International Study of Asthma and Allergies in Childhood (Isaac), un programma di ricerca epidemiologica iniziato nel 1991 per studiare asma, riniti ed eczemi nei minori, collegando queste patologie agli stili di vita nelle nazioni occidentali e sviluppate. Uno di questi è, per l’appunto, l’alimentazione nei fast food. Lo studio è durato, in tutto, 12 mesi: gli scienziati hanno sottoposto ad adolescenti (12-13 anni) e a genitori di bambini (6-7 anni) un questionario valutativo sui sintomi di asma, rinocongiuntiviti ed eczemi e sulle loro abitudini alimentari.
I risultati hanno confermato che un’alimentazione sana, che preveda l’assunzione di frutta e verdura per più di tre volte a settimana, aiuta a ridurre il rischio di asma; al contrario, i ghiotti di panini e patatine fritte sortiscono l’effetto opposto, tendendo ad ammalarsi fino a tre volte di più. “Poiché l’associazione tra cattiva alimentazione e patologie è fortemente causale, le istituzioni dovrebbero iniziare a tenerne conto per salvaguardare la salute pubblica”, concludono gli autori del lavoro. “Anche tenendo conto del consumo crescente, a livello mondiale, di questa tipologia di cibi”.
Via: Wired.it
Credits immagine: j.reed / Flickr
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