Bambini, due volte vittime

Piccoli, indifesi e ammalati. Sono oltre due milioni nel mondo i bambini affetti da Hiv, su oltre 39 milioni di persone colpite dal virus. Solo nel 2004 ne sono stati contagiati quasi 700 mila e il 90 per cento di loro vive nell’Africa sub-sahariana. Lo dicono i dati del rapporto “Aids Epidemic Update 2004” del Programma delle nazioni Unite Hiv/Aids (Unaids) e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). E l’impatto del virus tende ad aumentare, soprattutto tra le giovane donne. Entro il 2010 altri 45 milioni di persone saranno infettate e di questi più di 3,4 milioni saranno minori sotto i 15 anni. A lanciare l’allarme è “Save the Children”, l’organizzazione internazionale di tutela dei diritti dell’infanzia, che pone l’accento sui problemi sociali legati alla diffusione dell’epidemia di Hiv. Sono, infatti, circa 16 milioni nel mondo i piccoli che hanno perso uno o entrambi i genitori a causa dell’Aids, e che vivono senza cure e supporto necessari alla loro crescita. Una situazione che non accenna a migliorare, anzi: entro il 2010 saranno 25 milioni, un quarto dei bambini orfani nel mondo.A pagare dazio anche in questo caso sono soprattutto le bambine: quando uno o entrambi i genitori non possono lavorare, sono costrette a lasciare la scuola per provvedere al cibo per i fratelli o per il genitore ammalato. In questo modo non hanno l’opportunità di acquisire quegli strumenti culturali che potrebbero aiutarle a prevenire l’infezione. In Africa infatti sono molte le ragazzine orfane “adottate” da uomini adulti che, in cambio di cibo e vestiti, pretendono di avere rapporti sessuali con loro. Senza che le ragazze possano pretendere l’uso del preservativo. Studi sul campo hanno dimostrato che le bambine istruite tendono a rimandare il matrimonio e le gravidanze, hanno meno figlie e una maggiore sicurezza economica, una maggiore cura della propria salute e quindi una minore probabilità di contrarre l’Aids. “Quando colpisce, l’Aids aggrava di molto i problemi già esistenti:dall’accesso alla scuola alla malnutrizione, dalla povertà alle capacità dei familiari di soddisfare i bisogni dei piccoli”, spiega Francesca Moneti, senior project officer dell’Unicef, che ha preso parte alla conferenza “Donne, ragazze, Hiv/Aids” svoltasi ieri presso la Società Italiana per l’organizzazione Internazionale (Sioi) a Roma. “Alte percentuali di bambini orfani sono coinvolti nel lavoro minorile o nello sfruttamento sessuale. La responsabilità è di tutti noi, prima di tutto nel cercare di prevenire nuovi casi di infezione e poi aumentando le capacità delle realtà locali di stabilire partnership con le istituzioni. I bambini orfani devono poter restare vicino ai familiari più prossimi, che quindi devono essere educati a prendersi cura di loro”. Le proporzioni dell’emergenza Aids fra i bambini rilanciano il problema dell’accesso alle terapie per milioni di persone. Curare i genitori, soprattutto le mamme, può portare molti benefici ai piccoli, per esempio può ridurre la probabilità di infezione da madre a figlio. Ma migliorare la qualità della vita materna e il suo allungamento sono fondamentali anche per lo sviluppo del bambino, che può così prepararsi alla morte del genitore, magari entrare in possesso dei beni familiari e ricevere cure appropriate. Resta però ancora poco trattato il problema dello sviluppo di farmaci anti-Aids rivolti unicamente ai bambini, spiega l’associazione Medici Senza Frontiere (Msf), che denuncia lo scarso interesse al riguardo delle industrie farmaceutiche. In Occidente i bambini non si ammalano più, a differenza di quanto accade nei paesi più poveri, che però non costituiscono un mercato appetibile. Circa il 50 per cento dei bambini che nascono sieropositivi muoiono prima di compiere due anni e “le poche formule anti-retrovirali studiate per loro, oltre a essere difficili da somministrare, sono sei volte più costose di quelle per adulti”, ha spiegato Gianfranco De Maio, responsabile medico di Msf Italia in occasione del convegno sull’Aids promosso dall’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani. Curare un bambino del peso di 14 chilogrammi costa 1.300 dollari l’anno, contro i 200 dollari necessari per un adulto.

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