Cacciatori di E.T. a convegno

Siamo soli nell’Universo? Il nostro pianeta è un’oasi di vita in un deserto cosmico morto, oppure esistono altre forme di vita? Certo, non sono esattamente domande nuove. Ma non per questo hanno perduto il loro fascino e il loro interesse. E anzi, negli ultimi tempi hanno acquisito una dignità scientifica sempre più forte. Se infatti fino a qualche tempo fa parlare di “extraterrestri” era riservato agli appassionati di fantascienza, ora sono sempre di più gli esponenti della “scienza ortodossa” che si occupano seriamente della questione. Tanto che dal 21 al 23 maggio scorsi l’Istituto europeo di ricerca spaziale (Esrin) di Frascati (Roma), il braccio italiano dell’Agenzia spaziale europea, ha ospitato il primo workshop europeo di eso/astrobiologia.

Fino a una ventina di anni fa il coro degli scienziati era unanime: la Terra è l’unico pianeta in cui esistono forme di vita. Ma negli anni la loro posizione al riguardo è andata progressivamente mutando, passando da un secco “no” a un “probabilmente sì”. Insomma, forse i marziani, su cui tanto si è fantasticato, esistono davvero. Magari non saranno quelle buffe creaturine verdi immaginate da scrittori e registi di Hollywood. Ci si accontenterebbe di organismi primordiali, già un batterio unicellulare farebbe gridare al miracolo. Così, negli ultimi tempi si sono sviluppate nuove branche come appunto l’astrobiologia e l’esobiologia, che si prefiggono di ricercare e studiare possibili forme di vita extraterrestre. Senza dimenticare che comunque c’è anche chi, come i partecipanti al programma Search for Extraterrestrial Intelligence (Seti), cerca vere e proprie forme di vita intelligente.

Così, i circa 200 ricercatori provenienti dai campi più disparati, dall’astrofisica, alla geologia, dalle scienze dell’ambiente, alla biologia e chimica, che fanno parte del Network europeo di esobiologia, si sono dati appuntamento in questa tre giorni per discutere sul futuro del nuovo filone scientifico. “Abbiamo deciso di organizzare questo meeting per intensificare le relazioni tra questa nuova comunità scientifica e l’Agenzia spaziale europea”, dice Paul Clancy del Manned Spaceflight and Microgravity Directorate dell’Esa, uno degli organizzatori del convegno.

E, stando a quanto è emerso a Frascati, sembra che nei prossimi anni la caccia al batterio extraterrestre sarà più accanita che mai. Già alcuni progetti dell’Esa sono stati modificati per includere ricerche di esobiologia anche in missioni precedentemente pianificate, come le prossime Herschel, Mars Express, Rosetta e Darwin. L’interesse generale è rivolto soprattutto alla missione Mars Express, la prima a partire, che nel 2003 porterà su Marte il modulo di atterraggio esobiologico Beagle 2.

Ma quell’anno il Pianeta Rosso sarà frequentatissimo. Anche la sonda Rosetta vi farà tappa nello stesso periodo, prima di raggiungere la cometa Wirtanen nel 2011. Uno degli scopi di questa missione è stabilire se, come affermano alcune teorie, le comete forniscano davvero i blocchi di costruzione fondamentali della vita. Il 2007 sarà invece l’anno della missione Herschel: un telescopio a raggi infrarossi scandaglierà lo spazio alla ricerca di molecole complesse che potrebbero aver portato la vita sulla Terra ed eventualmente su altri pianeti. Infine, il progetto più ambizioso è previsto per il 2014, data di lancio dell’unità Darwin. Con questa missione si cercherà di trovare tracce di vita sui pianeti simili alla Terra, ma al di fuori del Sistema solare, in prossimità di altre stelle. Si tratta del progetto decisamente più complesso e per questo sarà preceduto da due missioni tecnologiche di preparazione, le Smart 2 e 3.

Ma per il futuro, nei piani dell’Esa, non saranno solo le sonde a cercare la vita extraterrestre. Infatti, l’Agenzia spaziale europea mettendo a punto un’ulteriore, ambizioso, progetto di esplorazione planetaria. E Clancy conclude con una promessa: “Con la missione Aurora sonderemo la possibilità di vita su Marte inviando sul pianeta anche degli astronauti”.

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