Ambiente

Cambiamenti climatici, cosa si può fare per limitarli?

Cattive, pessime notizie. Al momento, il genere umano è molto lontano dal tenere sotto controllo i cambiamenti climatici. In particolare, arginare l’aumento delle temperature a non oltre un grado e mezzo rispetto ai livelli pre-industriali è considerata un’“impresa erculea”, che necessita di “sforzi senza precedenti” per ridurre drasticamente le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera nel prossimo decennio. A dirlo è l’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), l’agenzia delle Nazioni Unite considerata la voce scientificamente più autorevole in tema di cambiamento climatico, in un report speciale appena pubblicato:

“Il cambiamento climatico sta già influenzando la vita delle persone, gli ecosistemi e i mezzi di sussistenza in tutto il mondo”, ha detto Hoesung Lee, direttore dell’Ipcc, durante la conferenza stampa di presentazione del report. “Limitare il riscaldamento a un grado e mezzo non è impossibile, ma richiede sforzi senza precedenti, da portare avanti in tutti gli aspetti della società. Ancora: limitare il riscaldamento a un grado e mezzo rispetto a due gradi o più avrebbe chiarissimi benefici per il nostro pianeta. Ogni singola frazione di grado è fondamentale”.

In sostanza, il messaggio è che siamo sull’orlo del baratro, e che salvarci sarà estremamente difficile (per dire la verità, una bozza del report trapelata a febbraio scorso appariva molto più tranchant della versione pubblicata oggi: “È altamente probabile che, date le previsioni per le emissioni nel prossimo futuro e l’attuale impegno degli stati, la temperatura della Terra aumenterà oltre il grado e mezzo”. Il documento pubblicato, invece, è molto più edulcorato).
Comunque, abbiamo il dovere di provarci: diversi studi, infatti, suggeriscono che sarebbe fisicamente possibile mantenere il riscaldamento sotto la soglia, o anche tornare sotto la soglia dopo averla sforata. E comunque, anche se non riuscissimo a rientrare nel grado e mezzo, potremmo almeno cercare di non peggiorare la situazione: se le cose non cambiano, stando al Climate Action Tracker, nel 2100 la temperatura sarà di 3,4°C più alta rispetto a quella attuale, con conseguenze catastrofiche. Ecco quindi le azioni da intraprendere al più presto per invertire la tendenza (nello scenario più ottimistico) o limitare i danni (in quello peggiore).

Ridurre le emissioni di anidride carbonica e altri gas serra

C’è poco da fare. Il principale responsabile del riscaldamento globale è l’emissione di gas serra nell’atmosfera, prima fra tutti l’anidride carbonica. Il report ha evidenziato che, per stare sotto la soglia del grado e mezzo, le emissioni di anidride carbonica devono diminuire del 45% entro il 2030 (rispetto al valore del 2010), e raggiungere lo zero (non in assoluto: al netto dell’anidride carbonica riassorbita dall’atmosfera) entro il 2075. Le emissioni degli altri gas serra devono essere ridotte del 35% entro il 2050 rispetto a quelle del 2010.

Facile a dirsi, difficile a farsi: “Le emissioni”, dice il report, “devono diminuire rapidamente, e perché succeda bisogna agire contemporaneamente su diversi settori: edilizia, industria, trasporti, produzione di energia, agricoltura, sfruttamento delle foreste e del terreno”. Per chiudere in bellezza: le emissioni di anidride carbonica legate alla produzione di energia hanno toccato il record di sempre nel 2017, arrivando a quota 32,5 gigatonnellate.

Aspirare anidride carbonica dall’aria

Oltre a ridurre le emissioni, si può agire anche nell’altro senso, aumentando la quantità di anidride carbonica catturata dall’aria. Il modo più semplice per farlo è quello di piantare nuovi alberi, sfruttando l’assorbimento della fotosintesi clorofilliana (ci torneremo tra poco), ma anche utilizzando impianti per la cattura, lo stoccaggio e la riconversione dell’anidride carbonica. Al momento, tuttavia, la tecnologia è ancora piuttosto acerba: esistono diversi impianti sperimentali, ma i dispositivi proposti non sembrano ancora essere maturi per la commercializzazione su larga scala.

Sfruttare le rinnovabili e abbandonare il carbone

Sempre per rimanere in tema di impresa erculea, gli esperti raccomandano nel report che entro il 2050 tra il 70% e l’85% dell’energia elettrica sia prodotta da fonti rinnovabili. Il gas dovrebbe essere utilizzato solo per l’8% e il carbone dovrebbe essere totalmente abbandonato. Per citare il rapporto: “Sebbene riconosciamo le difficoltà e le differenze tra paese e paese, la fattibilità politica, economica, sociale e tecnica dello sfruttamento dell’energia solare e dell’energia eolica e le nuove tecnologie di stoccaggio dell’energia è migliorata molto negli ultimi anni. Un miglioramento che segnala che una transizione nella produzione di energia elettrica è effettivamente possibile”.

Un Canada interamente verde

Quanti alberi dovrebbero essere piantati per rimuovere una parte significativa di anidride carbonica dall’atmosfera? Il report auspica di aggiungere alle foreste esistenti, entro il 2050, una superficie di circa dieci milioni di chilometri quadrati, pari più o meno all’estensione del Canada. E ancora: 7 milioni di chilometri quadrati di pascoli e circa 5 milioni di chilometri quadrati di terreni agricoli dovrebbero esser convertiti in colture per biocarburanti. È ora di rimboccarsi le maniche.

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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